Home Nazionale Arte: con digitalizzazione Vermeer sulla busta del latte e Budda in 3D

Arte: con digitalizzazione Vermeer sulla busta del latte e Budda in 3D

0

Roma, 2 ott. (AdnKronos) – La lattaia di Vermeer che finisce stampata sul tetrapak del latte, un Budda di pietra con la genesi in bassorilievo in 3D. Ma anche una balena intera ricostruita in pvc dai fossili trovati in Cile. Sono le nuove frontiere della digitalizzazione dei beni culturali, che vedono in campo le principali istituzioni culturali dei paesi europei e degli Stati Uniti. Tecnologie che portano sui nostri computer (e sui nostri tavoli) i risultati delle nuove tecnologie applicate ai beni culturali, grazie alla digitalizzazione di opere d’arte finora chiuse in musei nelle parti più remote del mondo.
A fare il punto sui progetti più importanti di digitalizzazione dei beni culturali sono i manager delle principali istituzioni pubbliche italiane ed internazionali, riuniti a Roma, presso la biblioteca nazionale per la conferenza dal titolo “Il riuso dei contenuti culturali digitali per l’istruzione, il turismo e il tempo libero”, evento inserito nel programma ufficiale del semestre di presidenza italiano.
Wim Pijbes, del Rijksmuseum di Amsterdam, spiega come le collezioni online del museo “ospitino circa 150mila persone nell’agorà digitale del museo”. Che possono vedere sul monitor collegato a internet le collezioni digitali del prestigioso museo. “Offriamo – afferma – una digitalizzazione delle collezioni di altissimo livello qualitativo, con possibilità di zoom sulle immagini fino ad ieri impensabili. Utilissime a studiosi, ma anche di interesse pubblico”. Chi si collega “può anche farsi la propria personale mostra, magari con i dettagli dei baffi presenti in tutti i quadri presenti nelle nostre sale”. Inoltre selezionando i dettagli delle opere è possibile poi stamparle in 3D, “come per esempio per il tetrapak del latte con i dipinti di Van Gogh o per i merletti ‘copiati’ dai dipinti che diventano reali”.
Allo Smithsonian Museum di Washington, come racconta Gunter Waibel “è stato ricostruito in 3D un prezioso Budda in pietra, con bassorilievi posteriori che raccontano la storia e le vicende dello stesso Budda. Gli studiosi avevano fatto solo rappresentazioni in carbone, ora grazie alla scansione in 3D, la statua ha rivelato i suoi segreti. Con il 3D si legge la storia dell’oggetto”. Tecnologie digitali che rivelano le parti mancanti del racconto in bassorilievo, oppure permettono di misurare con certezza le dimensioni di quanto disegnato sulla pietra.
Sempre a Washington si è lavorato sui resti fossili di una balena trovati in Cile. Esperti Usa sono andati a documentare la scoperta, e ora abbiamo un modello 3D che permette di vedere la balena ‘dal vivo’, originando studi e ricerche fino ad ieri impensabili. “Sono le più grandi ricostruzioni 3D presenti in un museo”, aggiunge Waibel. “Così si preservano i dati, si permette lo studio dei dettagli. Nel 2013 – conclude il responsabile dello Smithsonian – già 13 oggetti di questo tipo sono finiti in rete, con accesso libero per tutti, all’interno del progetto ‘Smithsonian X 3D’, con fondi pubblici”.