Home Nazionale Cinema: Pupi Avati, vivo l’ebbrezza del fallito, non ho ancora fatto il film della vita

Cinema: Pupi Avati, vivo l’ebbrezza del fallito, non ho ancora fatto il film della vita

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– Roma, 16 set. (Adnkronos/Cinematografo.it) – “Anche io come il protagonista vivo l’ebbrezza del fallito. Ho la sensazione di non aver ancora fatto il film della mia vita”. E’ la riflessione di Pupi Avati alla presentazione di ‘Un ragazzo d’oro’, il suo 39esimo film (da ‘Balsamus’ del 1968) per il cinema, oggi a Roma alla Casa del Cinema. Protagonisti Riccardo Scamarcio, Sharon Stone, Cristiana Capotondi. La storia è quella di Davide Bias, figlio di uno sceneggiatore di film di serie B, oggi creativo pubblicitario a Milano col sogno di diventare scrittore. Quando arriva all’improvviso la notizia della morte in un incidente del padre, Davide torna a Roma in casa della madre. Qui, al funerale, incontra Ludovica, un’americana intenzionata a pubblicare un libro autobiografico che il padre aveva intenzione di scrivere. Le cose si complicano da quel momento.
Assenti alla conferenza stampa Riccardo Scamarcio (nel ruolo di Davide, sul set a Londra) e Sharon Stone (Ludovica, rientrata in America), Pupi Avati entra subito nel vivo di quello che è il tema centrale, il rapporto padre/figlio: ”E’ vero -dice Avati – affronto con ostinazione e frequenza la figura del padre. Probabilmente tutto comincia dal fatto che mio padre è morto quando io avevo 12 anni, mio fratello 3 e mia sorella 8. Le madri per altro sanno supplire in modo meraviglioso all’assenza paterna, eppure crescendo quella figura mi si è proposta come sempre più necessaria. Ricordo che papà aveva gettato le basi per produrre un film che non fece per lo scoppio della guerra. E oggi io costruisco il personaggio di uno dei figli più belli che si possano immaginare; uno che dona la propria salute mentale per il ricordo del padre”.
Alla domanda sui rapporti tra creatività e follia, Avati risponde deciso: ”C’è un rapporto stretto, solo chi ha disturbi mentali può uscire dai comportamenti omologati. Ci sono situazioni di trauma che ti permettono di creare in modo meraviglioso. Nello sguardo di Davide c’è quello di un figlio di oggi, un’attualizzazione che è merito di Tommaso, mio figlio, che ha scritto con me la sceneggiatura”. (segue)