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Crisi: Csc, anche 2014 in recessione, Pil -0,4%/Adnkronos

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Roma, 16 set. (Adnkronos) – Il quadro economico dell’Italia si aggrava anche per Confindustria, che rivede al ribasso le stime sulla crescita sia per il 2014 che per il 2015. Il Centro studi di viale dell’Astronomia infatti, nel rapporto “Scenari economici” di settembre prevede un calo del Pil nel 2014 dello 0,4% rispetto a giugno quando prevedeva addirittura una crescita, seppur limitata, dello 0,2%. Per il 2015, Confindustria crede ci possa essere un ritorno della crescita, + 0,5%, ma a giugno le stime erano state più ottimistiche, +1%.
“Il 2014 ce lo siamo giocato, ora l’attenzione è tutta sul 2015. Siamo stati più ottimisti di altri, prevedendo un +0,5% del Pil ma è tutto da conquistare”, dice Luca Paolazzi, direttore del Csc che aggiunge: “il terzo e quarto trimestre del 2014 non saranno meglio del secondo”.
L’Italia, dunque, resta in recessione nel 2014 e per uscirne è urgente intervenire con la legge di stabilità e le riforme. “In Italia più che di ritorno in recessione si dovrebbe parlare del suo proseguimento, sebbene meno intenso rispetto a quanto accaduto da fine 2011 a metà 2013”, spiega il Centro studi Confindustria.
Si deve dunque reagire tempestivamente con misure di rilancio della competitività e degli investimenti. “Il rilancio degli investimenti pubblici e privati sono il cuore della proposta al governo”, afferma il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, commentando il rapporto. Ma non basta, bisogna “ridurre la tassazione sul costo del lavoro e sugli immobili di impresa” e rendere strutturale la “detassazione del salario di produttività”.
L’analisi lancia poi un vero e proprio allarme sul fronte della disoccupazione, ai massimi livelli dal primo quadrimestre del 2014. Dopo il picco toccato di 12,6%, fluttua ancora su quei livelli al 12,5% nel secondo trimestre e appunto al 12,6% a luglio. In totale, sono 7,8 milioni le persone a cui, in un modo o nell’altro, manca lavoro.
Gli esperti di viale dell’Astronomia osservano che per avere un quadro completo della debolezza del mercato del lavoro, ai circa 3 milioni e 200mila disoccupati stimati nel secondo trimestre 2014 (+83,0% rispetto a sei anni prima) bisogna aggiungere altri due gruppi di senza lavoro, totali o parziali: gli occupati part-time involontari (2 milioni e 661mila, +87,6%) e i non-occupati che sarebbero disponibili a lavorare ma non hanno compiuto azioni di ricerca attiva perché scoraggiati (1 milione e 616mila individui, +56,6%) oppure perché stanno aspettando l’esito di passate azioni di ricerca (609mila, +87,7%).
E se Confindustria auspica una riforma del mercato del lavoro “complessiva e più incisiva” basata sulla flexsecurity, la revisione dell’art.18 rimarca il direttore generale Marcella Panucci, “non deve essere il punto di partenza ma di arrivo” della riforma. In questo scenario, è importante anche “scongiurare i tagli lineari della spesa operati finora. Ci auguriamo tagli selettivi che non incidano sulla spesa per investimenti”, avverte.
D’altra parte, per finanziare una serie di impegni previsti, la legge di stabilità dovrà recuperare risorse pari a 15,9 miliardi per il 2015, secondo i calcoli del Csc su stime Def. Altri 21 miliardi di euro per il 2016 e 25,6 mld per il 2017. “Si tratta di somme consistenti che i tagli di spesa indicati nell’ambito della spending review – osserva il Csc – 17 miliardi nel 2015 e 32 nel 2016, al netto di quelli già deliberati – non riescono a coprire per l’anno prossimo. E’ perciò elevato il rischio di coperture più tradizionali” osserva il Csc nel rapporto.
Come se non bastasse, gravano anche le pressioni deflazionistiche che piegano all’ingiù la dinamica dei prezzi al consumo, dinamica che in Italia, negli ultimi mesi, è più bassa rispetto alla media di Eurolandia con un gap di -0,5 punti in agosto. I prezzi al consumo in Italia, stima infine il Centro studi, nel 2014 aumenteranno appena dello 0,3% e dello 0,5% il prossimo anno.