(Adnkronos) – Erano studenti albanesi e rumeni, cresciuti in Italia, e vendevano droga nelle loro stesse scuole, alcuni degli spacciatori arrestati dalla polizia del commissariato di Genova-Pre’ nell’ambito dell’operazione, conclusa nei giorni scorsi con l’esecuzione degli ultimi sei provvedimenti di custodia cautelare, che ha portato complessivamente a 20 arresti e al sequestro di circa 8 kg di stupefacente, tra eroina, cocaina, marijuana e hashish. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Emilio Gatti della procura genovese, ha avuto origine nel maggio 2013 in seguito al sequestro di due kg di eroina e all’arresto di un albanese. Durante le indagini gli investigatori hanno appreso che il pusher era in contatto con due gruppi distinti di piccoli spacciatori, studenti che operavano nel centro storico e nella zona compresa tra la Valpolcevera e il Ponente genovese.
I giovani, alcuni albanesi e altri romeni, tutti cresciuti in Italia e apparentemente ben integrati, vendevano vari tipi di stupefacente, dalla marijuana alla cocaina, soprattutto nell’ambito degli istituti scolastici professionali che frequentavano. Tuttavia i fornitori non li consideravano molto affidabili, sia per la giovane età che per i numerosi pagamenti insoluti ed erano quindi costretti a cambiare continuamente canali di approvvigionamento. Per conquistare la fiducia dei grossisti si facevano raccomandare dal fratello di uno di loro, criminale di caratura superiore detenuto in Francia e, secondo gli investigatori, vero promotore del sodalizio, che dal carcere comunicava con i venditori garantendo il pagamento delle future forniture.
Nel periodo in cui si è svolta l’attività di indagine, i poliziotti hanno arrestato a Genova, Chiavari ed Alessandria, tra piccoli spacciatori e fornitori, 7 albanesi, 9 magrebini, 1 romeno, 1 sudamericano e 2 italiani, e sequestrato due kg di eroina, 1 di cocaina, 3 di marijuana e 2 di hashish. Gli ultimi arrestati occupavano abusivamente appartamenti della cosìddetta “diga” di Genova-Begato, dopo averne sostituito le serrature ed essersi collegati illecitamente all’impianto elettrico.