Home Nazionale Euro: Stiglitz, progetto sbagliato doveva unire invece ha diviso Ue

Euro: Stiglitz, progetto sbagliato doveva unire invece ha diviso Ue

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Roma, 23 set. (Adnkronos) – Doveva unire, invece l’euro ha diviso i Paesi aderenti, mettendoli ancor di più in concorrenza, accentuando debolezze e limiti che la politica non è capace di correggere. Non ha usato i mezzi toni Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia 2001, ex consigliere economico del presidente Bill Clinton e già capo del pool di economisti della Banca Mondiale dal 1997 al 2000, per ripetere alla Camera ciò che da anni va dicendo nei vari consessi internazionali ai quali viene invitato.
“Perchè -ha domandato nel corso della lectio magistralis tenuta all’Auletta dei gruppi parlamentari a Montecitorio- l’Europa è diventata meno produttiva non essendoci stata una guerra o un evento devastante? L’Europa ha commesso un grave errore: l’euro, un progetto politico che non ha tenuto conto delle diverse condizioni dei Paesi che vi hanno aderito. I politici ritenevano che la moneta unica avrebbe reso l’Europa più coesa, invece l’effetto è stato divisivo. Erano necessari dei cambiamenti strutturali che non sono stati adottati, nemmeno dopo la crisi della Grecia del 2010. Le modifiche sono state scarse e tardive”. Insomma “sono stati fatti gravi errori concettuali di progettazione”.
Il modello, nelle intenzioni iniziali, doveva ‘reinterpretare’ il sistema economico statunitense. Ma…”i 50 stati federali degli Usa hanno un quadro di bilancio comune, con due terzi della spesa a livello statale e se un singolo stato ha un problema. entrano in gioco dei meccanismi di salvaguardia con un fondo che serve per assorbire gli shock economici. Si è pensato, sbagliando, che con un basso rapporto disavanzo-Pil o debito-Pil in Europa le cose si sarebbero risolte”.
(Adnkronos) – “Ma non è andata così: Spagna e Irlanda -ha fatto notare Stiglitz- avevano dei solidi avanzi di bilancio prima della crisi del 2008, eppure ora hanno difficoltà gravissime. Il Fiscal compact che impone forzosamente di superare il disavanzo e il debito non risolverà i problemi dell’eurozona e non aiuterà a prevenire la prossima crisi”.
“Quando un Paese si indebita in Euro – che non è una moneta emessa da uno Stato – si crea automaticamente una crisi del debito sovrano. Il rapporto debito-Pil tra Ue e Usa è più o meno lo stesso ma gli Usa non avranno mai una crisi del debito sovrano, perchè noi ci indebitiamo in dollari e quei dollari potremo sempre rimborsarli. Come capo economista della Banca Mondiale ho visto lo stesso sviluppo del debito in Argentina e Indonesia, che si indebitavano in una valuta che non potevano controllare”.
“In Europa la crisi è stata creata senza rendersene conto. La soluzione è semplice: indebitarsi in euro, creando gli eurobond ma questa soluzione non trova il consenso della politica e dei Paesi aderenti. La grave recessione del 2008 negli Usa, avrebbe dovuto spingere gli investitori a fuggire”. Invece è accaduto il contrario: “i soldi sono tornati negli Stati Uniti, perchè il governo americano ha sostenuto le banche con un assegno in bianco di 700 mld di dollari, assicurando che, se necessario, ne avrebbe dati altri 2000 mld, per aiutare banche e economia. Gli investori hanno ritenuto che l’economia americana continuasse a offrire garanzie sufficienti e così i soldi dall’Europa e dall’Asia sono tornati negli Usa”.
(Adnkronos) – Le differenze tra le due sponde dell’Atlantico, ha proseguito il Nobel per l’economia, “sono ulteriormente inasprite dalle politiche di rigore e dall’austerità. I Paesi che hanno avuto più rigore e austerità sono quelli che vanno peggio dal punto di vista economico. I tagli del bilancio pubblico ha amplificato le difficoltà del settore privato e le banche hanno interrotto l’erogazione del credito alle Pmi”. Gli effetti e le conseguenze della recessione ora anche della deflazione, come è stato di recente decretato in Italia dall’Istat, hanno uno smisurato costo ‘sociale’ in termini non solo di sofferenze per i più deboli ma anche in termini di know how e di impoverimento di ‘capitale umano’.
“Il Pil non riflette la sostenibilità e il valore reale del capitale sociale -ha sentenziato Stiglitz- se avessimo una reale misurazione di questo, potremmo constatare che la situazione in Europa è molto peggio di quanto indicato dai dati sul Pil. I ragazzi di 20 anni dovrebbero poter lavorare e, l’accumulo della loro esperienza e della loro conoscenza lavorativa, renderebbe più produttivo il Paese. Quindi non lavorando, il capitale umano si è deteriorato”.
“Se abbiamo una crisi breve, l’economia scende poi ‘rimbalza’ risale e recupera. Il tipo della crisi europea fa storia a se. L’Europa non recupererà mai quanto ha perduto. Il potenziale di crescita compromesso dalla crisi lo possiamo quantificare tra 30 e i 100 trilioni di dollari. In Europa il divario tra la crescita potenziale e la crescita effettiva si sta allargando”. Ma anche degli Usa la musica non tanto diversa, poichè “i benefici della ripresa economica, iniziata nel 2009, è andata solo all’1% della popolazione. Quindi se parli di ripresa, gli americani si mettono a ridere. Il reddito medio, depurato dall’inflazione, è più basso di 25 anni fa”.