Home Nazionale Federmanager, no a tetti stipendi supermanager

Federmanager, no a tetti stipendi supermanager

0

Roma, 24 mar. (Labitalia) – “Occorre più sobrietà, a tutti i livelli. L’idea di mettere un tetto agli stipendi dei supermanager è improponibile, perché le aziende devono poter cercare sul mercato i migliori manager. Ma questi manager possono anche accontentarsi di retribuzioni più basse di quelle attuali”. Così Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager, interviene con Labitalia a proposito della polemica innescata dalle dichiarazioni dell’ad di Fs, Mauro Moretti.
“Diciamo, intanto, che di questa polemica si poteva fare tranquillamente a meno”, premette Ambrogioni, ricordando che la stessa Federmanager a suo tempo criticò duramente gli esborsi esorbitanti delle Fs per le liquidazioni di Cimoli e Catania, “che pure lasciarono l’azienda in condizioni pessime”.
La giusta ricetta per ‘costruire’ un giusto compenso a un top manager di un’azienda importante, pubblica o privata che sia, dice Ambrogioni, “non può essere una formuletta matematica”. “Si devono invece tener presente -avverte- alcune condizioni fondamentali: innanzitutto, più sobrietà a tutti i livelli, poi si può abbassare la parte fissa della retribuzione del top manager e legare la parte variabile ai risultati di medio-lungo periodo (e non a quelli di breve periodo, ottenuti magari stressando l’azienda). Infine, i comitati di renumerazione presenti in tutte le grandi aziende devono poter operare liberamente e con serietà”. Quella a cui stiamo assistendo in questi giorni, poi, commenta Ambrogioni, “è un’operazione un po’ strumentale fatta dalla casta dei politici per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica su di un’altra casta: quella dei supermanager”. “Ora non c’è dubbio che la questione vada affrontata, ma occorre abbassare i toni generali”, ribadisce.
Tornando a Moretti, però, da più parti si è sottolineato che al suo grande stipendio non corrisponde un’altrettanta alta efficienza dei trasporti ferroviari, soprattutto di quelli dei pendolari. “Moretti opera in un’azienda, le Fs, sottoposta a un forte controllo sociale, diversamente da Finmeccanica o dal Poligrafico”, spiega Ambrogioni che cita Andreotti e la sua famosa frase: “Solo un pazzo può pensare di risanare le Ferrovie”.
“Moretti forse non le avrà risanate -aggiunge Ambrogioni- ma ne ha fatto sicuramente un’azienda dignitosa e prova ne è la reazione del suo più diretto competitor, Diego Della Valle. Moretti ha distinto tra alta velocità e trasporto locale sui cui ha chiesto anche agli enti locali di fare la loro parte. Lui è a capo di una Spa, non può continuare a mettere soldi in una parte in perdita. Sul problema sociale devono invece intervenire governo ed enti locali”.
“Moretti sa bene che deve fare anche un efficientamento del trasporto locale, ma non si può costringerlo a fare operazioni che sono ‘un buco nero'”, aggiunge Ambrogioni. Per il presidente di Federmanager, il problema è che “si fa spesso di tutte le erbe un fascio”. “Si criticano giustamente i supercompensi, ma i dirigenti in generale non guadagnano così tanto. La media di un dirigente d’azienda è di 136.000 euro lordi l’anno, compresa la parte variabile, che può anche non esserci. Una bella differenza coi 6 milioni di certi supermanager”, sottolinea.
Insomma, “troppo demagogia: la questione dei compensi dei manager va affrontata con pacatezza e serietà”, conclude.