Home Attualità Galass (Confapi Industria), come nel dopo guerra con migliaia di vittime

Galass (Confapi Industria), come nel dopo guerra con migliaia di vittime

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Milano, 30 dic. (Labitalia) – “Potremmo paragonare il periodo che stiamo attraversando al dopo guerra, migliaia di vittime: tutte le aziende che hanno chiuso i propri cancelli, lasciando troppe persone senza lavoro. Tanti annunci, innumerevoli polemiche, scarsi risultati”. A pochi giorni dalla fine del 2014 le piccole e medie imprese tracciano così il bilancio di un anno che “tutto ha visto tranne riforme più incisive e l’agognata ripresa” e lo fanno tramite il presidente di Confapi Industria, Paolo Galassi.
“Le industrie, anche quelle che hanno visto qualche segnale positivo di ripresa -osserva Galassi- sono stremate dalla crisi e da un sistema ostile dove la fanno da padrone l’incertezza delle regole e della normativa, il privilegiare i numeri rispetto alle persone, la mancanza di credito, la pesantezza degli adempimenti e i meccanismi farraginosi”.
secondo Galassi “non bastano più le promesse sul taglio del cuneo fiscale per evitare la chiusura quotidiana di tante aziende o sulla riforma del mercato del lavoro; in questa “guerra” che vede le pmi combattere ad armi impari contro i competitor stranieri, le aziende si trovano a fare i conti con un nemico “interno”, quello che, al contrario, dovrebbe salvaguardare il loro know how. Basti pensare al notevole e continuo aumento della pressione fiscale che aziende e contribuenti privati si sono trovati a dover pagare anche a pochi giorni dal Natale”.
Per il presidente di Confapi “l’ultima manovra del governo vale 36 miliardi. Negli ultimi due mesi le imprese italiane hanno versato oltre 91 miliardi di euro di imposte. In totale gli italiani, alla fine del 2014, avranno versato qualcosa come 704 miliardi allo Stato. Un nuovo record. Che dire? Lo Stato continua a far ricadere sulle imprese il costo del welfare e delle proprie inefficienze”.
“Pur continuando ad ‘esserci’, ad aprire ogni giorno ottimisti i cancelli della fabbrica e garantire l’occupazione, le pmi -sottolinea Galassi- sono esasperate tanto che molti imprenditori si sono detti disponibili a scendere in piazza e scioperare per far sentire la loro voce. Potrei snocciolare ancora dei dati negativi per dare l’idea delle difficoltà che si vivono negli stabilimenti, dove languono commesse, o dove i dipendenti lavorano alacremente non per produrre ma per far fronte agli adempimenti, preferisco però ricordare che dietro a ognuno vi è una famiglia, dietro un nuovo prodotto vi è la creatività, l’ingegnosità che ha fatto grande l’Italia”.
“Pezzi di design, portavoci di innovazione che ci hanno resi famosi ovunque, al contrario ora la Penisola sembra essere nota quasi solo per debiti, inchieste o fatti di cronaca nera. Per il 2015 le pmi vogliono che cessino i proclami e si agisca per rilanciare l’economia. Le imprese ci saranno -osserva Galassi- e faranno la loro parte, ma va facilitata la penetrazione commerciale all’estero, agevolato l’accesso al credito, sostenuti gli investimenti. Bisogna proseguire con interventi volti alla crescita per un benessere collettivo e un 2015 volto finalmente dell’avvio di una politica industriale -conclude- all’insegna del made in Italy”.