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Ghini, Confagricoltura: IMU agricola, un salasso che viola lo statuto del contribuente

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Ghini, Confagricoltura: IMU agricola, un salasso che viola lo statuto del contribuente

La scadenza entro il 16 dicembre da pagare con altimetro alla mano

“In un momento come questo, dove crisi economica e calamità naturali stanno distruggendo la nostra agricoltura e dove auspicheremmo dalle Istituzioni sostegno e sgravi fiscali – commenta Gianluca Ghini, direttore di Confagricoltura Arezzo – ci troviamo di fronte all’ennesima patrimoniale posta sui nostri beni produttivi più preziosi e irrinunciabili: i terreni. Stiamo parlando, ovviamente, dell’Imu agricola, tassa contro la quale abbiamo in passato condotto un’opposizione a tutti i livelli ed in merito alla quale anche lo Stato non ha potuto che riconoscere l’extra gettito generato strizzando le risorse delle nostre imprese. Nonostante oggi – prosegue Ghini – l’agricoltura rappresenti una delle poche frecce rimaste all’arco del nostro Paese per tentare una ripresa, gli s’infligge l’ennesima imposizione capestro”.

La norma, che vede la scadenza fissata il prossimo 16 dicembre, è stata duramente criticata da Agrinsieme, il coordinamento di Confagricoltura, Cia ed Alleanza delle cooperative agroalimentari, che ha, nei giorni scorsi, fatto riferimento anche alla violazione dello statuto del contribuente.  “Sottoscriviamo quanto esposto da Agrinsieme – rimarca Ghini – sottolineando che il Dipartimento delle Finanze ha reso disponibile solo ieri il decreto del 28 novembre che rivede l’applicazione dell’Imu nelle zone montane al di sotto dei 600 metri.

E’ inaccettabile che la norma individui i terreni agricoli da assoggettare al tributo soltanto sulla base del criterio altimetrico, dove sono situati i comuni ed arrivi a ridosso della scadenza dei termini di pagamento; oltretutto,obbliga gli agricoltori a pagare in un’ unica soluzione, entro il prossimo 16 dicembre, anziché in due rate come tutti gli altri contribuenti”.  “Invitiamo il Governo ad escludere l’entrata in vigore delle nuove disposizioni – conclude Ghini – sia per la grave situazione economica in cui si trovano le nostre aziende, sia per la indubbia violazione del principio sancito nello “Statuto del contribuente”, che  vieta di prevedere adempimenti a carico dei contribuenti prima di 60 giorni dalla entrata in vigore di provvedimenti di attuazione di nuove leggi”.