Home Cultura e Eventi Eventi Giovedì 5 giugno 2014: Dodicesima Giornata dell’Economia

Giovedì 5 giugno 2014: Dodicesima Giornata dell’Economia

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Indetta dal sistema camerale, la Giornata dell’Economia è un evento che vede accomunate tutte le Camere di Commercio italiane con l’obbiettivo di mettere a disposizione delle rispettive realtà socio-economiche il patrimonio di dati informativi e di analisi che scaturiscono puntualmente dagli Osservatori di settore e dal monitoraggio dell’andamento congiunturale.

Il programma dei lavori , che quest’anno sono dedicati agli “Scenari locali e prospettive di sviluppo”, inizieranno alle ore 10:30 con il saluto del Presidente della Camera di Commercio di Arezzo Andrea Sereni, prevede la presentazione da parte del Segretario Generale Giuseppe Salvini del “Rapporto 2014 sull’economia provinciale”, report statistico che offrirà una fotografia aggiornata e composita delle dinamiche economiche territoriale.

Sono poi previsti gli interventi di Stefano Casini Benvenuti, Direttore dell’Istituto Regionale per la Programmazioen Economica Toscana, e di Aldo Bonomi, Sociologo, Direttore del Consorzio AASTER ed Editoliarista de “Il Sole 24 ore”.

Da una prima analisi del “Rapporto 2012 sulla economia provinciale”, che sarà presentato nella sua interezza venerdì 4 maggio, possiamo estrarre alcuni dati ed alcune considerazioni iniziali , quale ad esempio quelli relativi al credito.

L’andamento dell’erogazione del credito in provincia di Arezzo può essere analizzato attraverso i dati messi a disposizione da Banca d’Italia ed in particolare dalla sede regionale toscana.

Questo osservatorio costituisce un’importante novità che consente di ampliare gli spunti di analisi. Una delle informazioni più importanti è sicuramente quella relativa ai prestiti erogati che sono forniti in due forme a seconda dell’origine dell’informazione: nel primo caso le statistiche si riferiscono ai settori ed hanno origine dalle segnalazioni di vigilanza che le banche inviano alla Banca centrale, nel secondo caso invece i dati sui prestiti sono ripartiti per branca di attività economica ed hanno origine dalle segnalazioni alla Centrale Rischi.

I risultati che si ottengono dalle due fonti presentano in alcuni casi scostamenti non proprio di poco conto che derivano dalle diverse finalità e modalità di rilevazione del dato.

Dalle segnalazioni di vigilanza si può osservare che prosegue e si intensifica la flessione dei prestiti bancari in provincia di Arezzo. La variazione annuale registrata nel 2013 si è attestata a -3,5%, quasi un punto percentuale al di sopra di quella regionale. In termini assoluti a fine anno si scende sotto la soglia dei 9 miliardi di euro.

La branca di attività economica che più di tutte condiziona il risultato complessivo è quella delle imprese, sia per il peso in valore assoluto che per le variazioni osservate, Fra le imprese le flessioni più vistose sono il -5,3% delle piccole imprese ed il -4,6% delle famiglie produttrici (composte da artigiani e attività familiari). Di minore entità le contrazioni osservabili nelle imprese medio-grandi (-3%) e nelle famiglie consumatrici (-1,6%).

Particolarmente elevata la contrazione osservabile per le amministrazioni pubbliche, in cui gioca un ruolo non secondario l’entità limitata del contro valore dei prestiti erogati. I prestiti erogati alle imprese artigiane presentano a partire da fine 2011 un continua contrazione che raggiunge livelli di rilievo nella variazione annuale di fine 2013 (-7,3%), fra l’altro sensibilmente più elevati di quelli regionali (-5,1%).

Le segnalazioni alla Centrale Rischi ci permettono poi un interessante esame dei prestiti alle principali branche di attività economica del settore privato. Le imprese manifatturiere sono quelle che stanno subendo in pieno l’attuale stretta del credito: nel dato di dicembre 2013 la flessione annuale tocca il 6,4%, nettamente più elevata anche di quella relativa alle costruzioni (-2,7%), che pure non è certo un settore esente da difficoltà. Si fanno più sensibili le difficoltà nei servizi (in particolare nel commercio) che presentano una diminuzione del 2,6% dei prestiti erogati.

Nel dato di fine anno la percentuale di posizioni passate a sofferenza si attesta al 4,9%, sostanzialmente in linea con il dato di metà anno (4,8%), restando comunque di oltre un punto percentuale al di sopra del tasso di decadimento regionale (3,8%).

I valori relativi alle imprese sono chiaramente più elevati di quelli delle famiglie, con una differenza di quasi cinque punti percentuali (6,5% contro 1,7%).

All’interno delle imprese, poi, i valori relativi alle piccole imprese, che comprendono quelle realtà imprenditoriali di piccola dimensione e dalla forma organizzativa più elementare, sono mediamente più bassi di quelli generali, ma crescono sensibilmente nel dato di fine anno, passando dal 4% di giugno al 5,8% di dicembre.

Fra le altre imprese, i tassi di decadimento più elevati si riscontrano nei servizi (8,4%) e nelle costruzioni (7,2%). Più contenuta la percentuale fra le imprese manifatturiere (5,4%). La Banca d’Italia mette a disposizione anche i dati sulla raccolta al dettaglio. Il totale della raccolta bancaria si attesta a fine 2013 a poco più di 8,3 miliardi di euro, costituita per quasi tre quarti dai depositi (6 miliardi di euro) e per circa 2,3 miliardi di euro da obbligazioni bancarie. Circa il 60% dei depositi è costituito dai conti correnti ed il 40% da depositi a risparmio, mentre la quota relativa ai pronti contro termine è trascurabile (0,3%). Per quanto riguarda i settori, l’84,4% della raccolta bancaria (7 miliardi di euro) proviene dalle famiglie ed il restante 15,6% (1,3 miliardi di euro) dalle imprese.

In termini relativi, la raccolta bancaria a fine anno presenta una battuta di arresto (-0,7%) che è attribuibile da un lato alla rilevante diminuzione delle obbligazioni bancarie (-17,6%) e dall’altro alla contrazione dell’1,3% degli stock di pertinenza delle famiglie. Crescono al contrario i depositi sia fra le famiglie (+7,4%) che fra le imprese (+8,4%).

Sembra emergere con chiarezza, sia per le imprese ma in particolare per le famiglie, una propensione a scegliere forme tecniche che sono caratterizzate minor vincolo: ciò può essere interpretato come una chiara manifestazione del clima di incertezza diffuso che non può non influenzare le decisioni finanziarie di famiglie ed imprese.