Home Nazionale Immigrati: Salvini, in piazza a Milano c’era l’Italia, pronti ad andare avanti (2)

Immigrati: Salvini, in piazza a Milano c’era l’Italia, pronti ad andare avanti (2)

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– Ieri, ci tiene a evidenziare Salvini “in piazza c’era l’Italia”. Non solo il Nord, quindi, non la Padania, ma migliaia di italiani dice Salvini, quasi a sancire che quella che sta guidando da segretario federale è ormai non più una Lega Padana ma una Lega italiana, molto più forte e aggregativa. Un’Italia, scandisce bene “arrabbiata ma educata che a differenza dell’altra parte -dice riferendosi alla contromanifestazione promossa sempre ieri a Milano- pronta a imbrattare e a menare le mani, ha riempito il centro per ore senza che una vetrina sia stata imbrattata, senza creare danni o sporcizia. Ma non so fino a quanto questa Italia resterà calma”, avverte Salvini.
Alle critiche legate alla xenofobia Salvini non risponde neanche. A quelle mosse, invece, in questi giorni da Curia, Caritas e altre associazioni, che hanno sottolineato quanto sia pericoloso non aiutare chi ha più bisogno perché in futuro “quei bisognosi potremmo essere noi”, oltre a osservare le fragilità dell’ipotesi di aiutare gli immigrati nei loro Paesi, il segretario federale della Lega replica secco: “la verità è che i veri razzisti sono quelli che pensano di spostare l’Africa in Italia. Ma l’Italia è l’Italia e l’Africa è un’altra cosa. No -dice- non mi tocca la Caritas. E poi con la solidarietà c’è gente che ci fa i milioni, altro che storie. Non la Chiesa, non tutta. ma ho parlato con diversi esponenti religiosi che mi hanno detto di andare avanti”.
Un’ultima considerazione Salvini la riserva a Milano, la “mia città”, che si prepara ad affrontare la sfida di Expo. “Spero che Expo sia un successo, non gufo certo. Ma temo che poco porterà per numerose periferie, non farà la differenza. Questo vuol dire che a Milano c’è bisogno di portare normalità, non eventi ‘straordinari’ perchè Milano è malridotta”, conclude Salvini che da tempo non esclude la possibilità di candidarsi a sindaco del capoluogo lombardo perché “se la città ne avrà bisogno e mi verrà chiesto non avrò problemi a ‘salvarla’”.