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In Emilia Romagna sempre più smart e multi farm

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Bologna, 4 dic. (Labitalia) – Oggi il 30% delle 58mila aziende agricole emiliano-romagnole si aggregano tra loro, il 44% usa lo smartphone o il tablet per lavoro e sono sempre più hi-tech. Un binomio che porta a raggiungere un’elevata sostenibilità economica (per il 33% delle imprese in regione) e una buona sostenibilità ambientale (per il 52%). Sono i dati dell’Osservatorio Innovazione Impresa Agricola promosso da Agri2000. Il rapporto fotografa una vera rivoluzione, innescata dalla necessità di produrre di più, in maniera più rispettosa dell’ambiente, con meno superficie coltivata a disposizione: si chiama “intensificazione sostenibile” ed è la sfida dell’agricoltura italiana.
“Il ‘settore primario’ – si sottolinea – è di fronte a una sfida enorme: produrre di più su meno ettari coltivati e in maniera più sostenibile. La ricetta vincente è una, sempre più praticata: creare vere e proprie ‘reti’ di imprese agricole per fare fronte insieme a necessità comuni, come l’acquisto di mezzi tecnici e meccanici o lo scambio di manodopera; una strada seguita da circa 200mila aziende, oltre il 30% delle iscritte alle Camere di commercio”. In Emilia-Romagna, quindi, sono 17.400 le aziende agricole che fanno rete. Usa lo smartphone o il tablet per lavoro il 60% delle aziende più grandi, con oltre 500mila euro di fatturato, e il 50% dei cerealicoltori, seguiti dagli ortofrutticoltori (37%).
“Sostenibilità economica e agricoltura sostenibile – si sottolinea – sono, quindi, strettamente connesse e creano un circolo virtuoso. In Emilia-Romagna le aziende agricole che scelgono di fare rete (il 31% nel settore dell’ortofrutta, il 30,4% nel settore dei seminativi) si aggregano in primis per abbattere i costi dei mezzi tecnici attraverso gruppi di acquisto, ma anche per acquistare e scambiare mezzi meccanici, scambiare manodopera e gestire in maniera associata il processo produttivo”.
“La creazione di gruppi di aziende – dice – consente di realizzare fatturati importanti e, di conseguenza, di investire per lavorare con maggiore attenzione verso l’ambiente, anche attraverso l’adozione di strumenti tecnologici. Un esempio? Quello dell’acqua, per le implicazioni di sostenibilità, di efficacia e di costi legati alla produzione, rappresenta certamente uno dei temi più sentiti dai produttori agricoli, che nel 75,5% dei casi utilizzano sistemi di irrigazione nella propria azienda (il 90,5% nel settore ortofrutta e il 64,3% nei seminativi)”, rimarca.
“I metodi ‘tecnologici’ utilizzati (micro-irrigazione, a pioggia, sub-irrigazione, a scorrimento) testimoniano anche in questo caso – osserva – l’attenzione a un utilizzo più sostenibile e meno dispersivo della risorsa acqua, così come una gestione oculata dell’irrigazione e della fertilizzazione (attraverso fertirrigazione, sistemi automatici di controllo dell’irrigazione, tensiometri, sensori di umidità del terreno)”.
“La micro-irrigazione – spiega – è scelta nella grande maggioranza dei casi (83,3% nel settore ortofrutta, 25% settore seminativi), accompagnata dalla fertirrigazione (89,5% nel settore ortofrutta, 25% settore seminativi) che consente di rendere più efficiente il sistema di fertilizzazione, riducendo l’impiego di acqua e di concimi, ma anche le emissioni e l’inquinamento dell’azienda agricola”. Dunque, si conclude, “la sostenibilità economica delle imprese agricole è prerequisito per un’attenzione alla sostenibilità ambientale: all’aumento della prima corrisponde una crescita della seconda”.