Home Nazionale In Italia quasi 100mila mc di rifiuti nucleari da considerare

In Italia quasi 100mila mc di rifiuti nucleari da considerare

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Roma, 24 mar. – (Adnkronos) – I rifiuti radioattivi generati in Italia dalla dismissione del nucleare “ammontano intorno ai 55mila metri cubi a bassa, media e alta attività” a cui si aggiungono i rifiuti di origine ospedaliera, di ricerca e industriale “che oggi si attestano intorno a 15mila metri cubi, ma che aumentaranno perché continuiamo a produrli. Si stima che nell’arco di 40 anni arriveremo intorno ai 35mila metri cubi. Complessivamente, quindi, il volume di rifiuti che dovremo prendere in considerazione sta poco sotto ai 100mila metri cubi”. Così all’Adnkronos Stefano Leoni, presidente del nuovo Osservatorio per la chiusura del ciclo del nucleare, promosso dalla fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Sogin.
L’Osservatorio nasce dalla necessità di attuare la direttiva comunitaria che prevede che ogni Stato membro dell’Unione Europea si doti di un proprio deposito per i rifuti radioattivi, rifiuti che in Italia provengono dalla dismissione del nucleare e dai settori sanitario, della ricerca e industriale.
L’obiettivo è di “far cessare la situazione di provvisorietà e di non piena sicuerzza che oggi ha l’Italia su 23 aree distribuite in 8 regioni – aggiunge Leoni – L’Osservatorio deve agevolare il flusso di informazioni e garantire una maggiore trasparenza delle conoscenze e delle decisioni per far sì che ci sia una scelta condivisa e di piena responsabilità”.
In merito al deposito nazionale dei rifiuti radioattivi “attualmente c’è una definizione di criteri che l’Ispra ha sottoposto al parere di diversi enti per definire una carta dove esistono le idoneità di localizzazione del deposito. Questi criteri – continua Leoni – saranno pubblicati al termine della consultazione e poi si comincerà a individuare le aree”.
Per quanto riguarda i tempi per la realizzazione, “ad oggi vengono definiti su due diversi piani. Il primo è la dismissione delle centrali e degli impianti di servizio: la Sogin ha elaborato nel 2010 l’ultimo di questi piani che prevede la ‘restituzione a verde’ di queste aree al 2035. Per la realizzazione del deposito, poi, dalla presentazione del progetto ci vorranno circa 4 anni e qualche mese”.