Home Nazionale Iraq, violenze ed esecuzioni sommarie: uccisi oltre mille civili in 18 giorni

Iraq, violenze ed esecuzioni sommarie: uccisi oltre mille civili in 18 giorni

0

(AdnKronos) – Oltre 1.000 civili iracheni sono morti e più di 1.200 sono rimasti feriti in 18 giorni di violenze in Iraq. Lo ha denunciato in conferenza stampa il portavoce dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Rupert Colville. “Nelle tre province nel nord dell’Iraq almeno 757 persone sono state uccise e altre 599 ferite tra il 5 e il 22 giugno. Ma crediamo che il bilancio possa essere ancora più alto”, ha spiegato Colville. Nello stesso arco di tempo, “a Baghdad almeno 318 persone sono state uccise e altre 590 ferite”, ha aggiunto il portavoce, ricordando i casi di esecuzioni sommarie e rapimenti di massa da parte del gruppo jihadista Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil).
“Fermate il commercio delle armi” è l’accorato appello lanciato dal monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad per i cattolici di rito caldeo, che ha chiesto pace per le martoriate popolazioni dell’Iraq. Un appello rilanciato dalla Caritas italiana che in una nota ricorda la fuga di “migliaia e migliaia di famiglie, come ci conferma Caritas Iraq, i cui operatori, già attivi a sostegno dei rifugiati siriani entrati nel Paese, si trovano ora ad aiutare anche gli sfollati iracheni alla ricerca di un riparo. Si stima che possano essere 500.000 persone, ma è difficile avere dati precisi”. Centinaia di migliaia di profughi che vanno ad aggiungersi al fiume di rifugiati in tutta la regione e che “hanno più che mai bisogno di solidarietà concreta”.
Intanto almeno 19 “terroristi” dell’Isil sono stati uccisi nei raid aerei su Baiji, nel nord dell’Iraq, dove si trova la più importante raffineria del Paese. Lo ha riferito la tv di Stato Iraqiya, smentendo quanto annunciato da un portavoce dei ribelli, secondo il quale l’impianto è sotto il controllo dell’Isil. Stando all’emittente, un attacco sferrato nella notte dagli insorti contro la raffineria, che serve un terzo del territorio nazionale, è stato respinto dalle forze di sicurezza irachene. Su chi controlla l’impianto circolano da giorni notizie contrastanti. L’Isil ha più volte dichiarato di averlo conquistato, salvo poi essere smentito dalle forze governative.