Home Attualità L.stabilità: Cida, bene sul lavoro ma è poco stabile

L.stabilità: Cida, bene sul lavoro ma è poco stabile

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Roma, 17 ott. (Labitalia) – “Una legge di stabilità ‘monstre’, che lavora bene tagliando il costo del lavoro per rivitalizzare crescita e occupazione, ma dà l’ennesimo scacco alla previdenza integrativa. Si prospetta però poco stabile per le presunte entrate di 15 miliardi dovute a un forte taglio della spesa pubblica, con il rischio di portare riduzioni di servizi o aumento di tasse a livello locale”. Così Silvestre Bertolini, presidente Cida Manager e Alte Professionalità per l’Italia, commenta la legge di stabilità. “Bene quindi – continua Bertolini – quanto fatto per lavoratori e imprese, aspettiamo però il Jobs Act, e serve ancora molto per incentivare non solo il lavoro ‘povero’, ma anche quello qualificato di giovani e non. Continua, invece, l’accanimento sulla previdenza, qui in particolare su quella integrativa. Tassare il Tfr, per chi lo ritira, con l’aliquota marginale massima, è una presa in giro e un vantaggio solo per lo Stato in termini di tempi ed entità di tasse incassate. Ancor più lo è pensare di aumentare la tassazione dei rendimenti della previdenza integrativa portandola al 20%”.
“Sui tagli di spesa – aggiunge Bertolini – l’intento è lodevole, ma l’applicazione troppo a rischio di finire come al solito in un taglio dei servizi e/o aumento delle tasse per i soliti noti. Quelli che dichiarano tutto, senza evadere, e che figurano da sempre e ‘virtualmente’ come i più ‘ricchi’, sobbarcandosi la gran parte delle entrate fiscali da reddito e il carico di manovre che da anni raccolgono soldi per poi impiegarli non per lo sviluppo, ma per il mantenimento di sprechi e privilegi. O si trova un modo per obbligare gli enti locali, che hanno avuto un’indegna alzata di scudi, a tagliare le inefficienze e i privilegi, vedi Cottarelli, o siamo alle solite e nulla cambia”.
“Quindi, è sicuramente – prosegue Bertolini – un passo in avanti, però con una forte rischio di sbandata laterale. Oltre a questo, non è virtuoso e lungimirante, anzi è preoccupante, finanziare gran parte della manovra con l’aumento del debito pubblico di 11 miliardi. Non c’è poi nulla che incida sui gap più pesanti per la competitività e crescita del Paese: burocrazia, giustizia e evasione fiscale. Speriamo quindi che l’Europa ce la passi, anche se tanti segnali confermano che la legge non è credibile. Forse sarebbe il caso di migliorarla”.