Home Nazionale Lavoro: minoranza Pd preme ma confronto in stand by in attesa Renzi/Adnkronos

Lavoro: minoranza Pd preme ma confronto in stand by in attesa Renzi/Adnkronos

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Roma, 25 set. (Adnkronos) – “Basta volerlo”. Pier Luigi Bersani sintetizza così l’interrogativo che attraversa la minoranza Pd. Matteo Renzi vuole o no arrivare a una sintesi sul lavoro, prima della Direzione di lunedì? Le varie anime dem ormai da un paio di giorni hanno messo sul tavolo, contestualmente alla ‘minaccia’ degli emendamenti al Jobs Act sottoscritti da circa 40 senatori, anche la richiesta di un incontro per tentare di comporre la situazione e quindi concordare una posizione unitaria di tutto il Pd.
Al momento però, sebbene siano aperti canali di dialogo sia con Giuliano Poletti (che oggi ha fatto stizzire molti col suo invito a non combinare pasticci sul lavoro) sia con Filippo Taddei, la trattativa resta al palo. “Bisogna aspettare che torni Matteo dagli Stati Uniti”. La constatazione accumuna sia i renziani che le minoranze. Tempo per confrontarsi ci sarebbe. Renzi da sabato sarà di nuovo in Italia e la Direzione è convocata per lunedì pomeriggio alle 17. Ma, per dirla con Bersani, “la sintesi è possibile, però bisogna volerla”.
E la sensazione che prevale tra gli esponenti della minoranza Pd è che il premier potrebbe non aprire il confronto prima della Direzione. Ma chiedere, in quella riunione, il sostegno del Pd ad andare avanti sulla riforma per poi trattare eventuali modifiche direttamente in Parlamento. Lo stesso schema del resto, viene fatto notare, è stato adottato per riforme e legge elettorale. Certo, non depone a favore della linea del dialogo, la voce che oggi girava alla Camera, secondo la quale ieri Renzi avrebbe inviato da New York un sms piuttosto bellicoso ai suoi: quelli, riferito alla minoranza Pd, me li mangio tutti. Dicono che l’espressione usata sarebbe stata un po’ più greve, ma questo il senso del presunto sms del premier, a quanto si vocifera in Transatlantico.
(Adnkronos) – “Se è possibile una mediazione? Un segretario dovrebbe sempre voler trovare una sintesi…”. Bersani chiama in causa Matteo Renzi quando i cronisti gli chiedono se, alla fine, sarà possibile raggiungere un’intesa nel Pd sul lavoro. Per l’ex-segretario, una sintesi “non solo è possibile ma anche abbastanza agevole. Basta volerlo”. E Renzi lo vuole? “Vedremo…”, risponde.
Insomma anche Bersani, tra i più duri nella critica alla riforma del lavoro, ritiene persino “agevole” chiudere un accordo a patto che ci sia la volontà politica di farlo. Da parte di Renzi, ovviamente. La risposta dal fronte renziano non si fa attendere. “Dopo giorni di polemiche, interviste ed annunci di battaglia, Bersani oggi dice che e’ possibile la mediazione. Basta fare come vuole lui. Sulla riforma del lavoro decidera’ la Direzione del Pd, non l’ex segretario”, taglia corto Andrea Marcucci.
Ma c’è chi è fiducioso sul fatto che si possa arrivare a una composizione prima della Direzione, dove i numeri sono ‘impietosamente’ a favore di Renzi. Se tutta la minoranza votasse contro la proposta del segretario si fermerebbe, comunque, attorno al 25-30 per cento del parlamentino Pd. “Penso che ci siano margini di mediazione: sono in corso delle interlocuzioni”, dice Roberto Speranza di Area riformista.
Boccia a Poletti, pasticci? ministri sveleniscano clima invece di provocare
(Adnkronos) – La minoranza, insomma, preme per una sintesi. Che, per Speranza, resta “l’opzione A. Bisogna confrontarsi nel merito, non dobbiamo guardare ad opzioni B” compreso il referendum tra gli iscritti Pd, ha detto stasera al Tg3. Anche di fronte alla scarsa disponibilità dimostrata, almeno fin qui, da Renzi: ” Penso che Renzi sia intransigente sull’obiettivo di fondo, ovvero una riforma che superi il residuo pezzo di rigidità del mercato del lavoro”.
Gianni Cuperlo di Sinistradem avanza una proposta di mediazione: allungare il periodo di prova, ovvero quello in cui i neoassunti non godono della tutela dell’art.18, ma poi, una volta finito, prevedere il reintegro. “Credo che sulla questione. Penso si possa discutere dell’allungamento del periodo di prova del contratto a tutele crescenti. Ma in ogni caso, terminato il periodo di prova non si può escludere in via di principio la possibilità per il giudice di valutare l’opzione della reintegra”, è l’opinione di Cuperlo.
Ma non c’è solo l’art.18. La minoranza chiede anche di legare la discussione sul Jobs Act alla legge di stabilità, ovvero alle coperture per l’allargamento degli ammortizzatori sociali. Dice Francesco Boccia replicando a Poletti che oggi ha richiamato tutti a non combinari ‘pasticci’ sul lavoro: “Poletti, stop pasticci? D’accordissimo. In Direzione lavoro e legge di stabilita’ insieme. Vista la fase delicata che stiamo attraversando i ministri contribuiscano a svelenire il clima anziche’ fare inutili provocazioni. Qui non c’e’ alcun tabu’ e gli unici pasticci sono quelli che rischiamo di fare continuando a pensare che le riforme si fanno senza soldi e senza redistribuzione”.