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Libri: Italia ‘Un Paese in bilico’ tra disoccupazione e vincoli euro

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Roma, 24 mar. (Labitalia) – ‘Un paese in bilico. L’Italia tra crisi del lavoro e vincoli dell’euro’ è il volume che tre docenti all’Università Carlo Bo di Urbino, Vincenzo Comito, Natalia Paci e Giuseppe Travaglini, hanno scritto per le edizioni Ediesse (245 pagine, 14 euro).

Tema centrale del libro: la profonda trasformazione del ‘modello di sviluppo’ dell’Italia in questi ultimi 30 anni, con particolare attenzione alle riforme del lavoro e alle conseguenze del sistema dell’euro.
“Il nostro paese ha visto crollare dalla fine degli anni ’80 il tasso di crescita del prodotto nazionale, la produttività del lavoro, il tasso di investimento, l’intensità di capitale e il progresso tecnologico”, scrivono gli autori nella prefazione, aggiungendo che “l’adesione all’euro e alle regole che ne presiedono il funzionamento non ha portato finora i vantaggi attesi, ma ha piuttosto esasperato le tensioni già esistenti nel mercato del lavoro e in quelli finanziari”.
E tutto il volume, attraverso i tre saggi che ne compongono l’ossatura (‘Crescita, occupazione ed euro’ – ‘La crisi dell’euro. Perché e cosa fare’ – ‘La crisi del lavoro. Deregolamentazione e disuguaglianze’), vuole offrire un’occasione di ripensamento critico e analitico del modello di sviluppo italiano degli ultimi decenni, anche perché, dicono gli autori, “siamo a una svolta cruciale delle attuali vicende economiche e sociali del Paese ed è essenziale correggere velocemente gli errori”.
Occorre, dicono gli autori, “tracciare il profilo di una nuova traiettoria di crescita che sappia valorizzare il lavoro, la produzione, la conoscenza, l’innovazione, invece della finanza e della speculazione, preservando l’ambiente”.
Sicuramente critici verso le politiche di euro-austerità, Comito, Travaglini e Paci dicono che non è stato l’indebitamento pubblico a provocare la crisi, ma la crisi a provocare l’innalzamento del livello di indebitamento. E in Italia a rendere, dal 2008 a oggi, il livello del debito sempre più allarmante è stata la continua flessione del Pil: -9 punti di crescita del Pil in 6 anni, calo che ha contribuito a spingere il rapporto debito/Pil oltre il 130%.
E per il mercato del lavoro, spiega il libro, scegliere di continuare a competere sui costi, continuando a precarizzare l’offerta di lavoro e la compressione dei dirirtti individuali e collettivi, finisce per tenere fuori dal sistema produttivo le conoscenze di un’intera generazione e moltiplica l’instabilità del sistema, senza rinnovarlo e riqualificarlo. Per risolvere la crisi, insomma, bisogna ripartire dal lavoro come fondamento della persona e dell’economia.