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Libri: manicomi e repressione in “I matti del Duce” di Petracci

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Roma, 30 ott. (AdnKronos) – Mania politica, schizofrenia, paranoia, isterismo, distimia, depressione. Sono queste le diagnosi che compaiono nei documenti di polizia o nelle cartelle cliniche intestate agli oppositori politici rinchiusi in manicomio negli anni del fascismo. Diagnosi più che sufficienti a motivare la segregazione per lunghi anni o per tutta la vita. A indagare sull’uso della psichiatria come arma politica in quel periodo storico è il volume “I matti del Duce – Manicomi e repressione politica nell’Italia fascista” (Donzelli Editore) di Matteo Petracci.
Quali ragioni medico scientifiche hanno giustificato l’internamento psichiatrico di quei pazienti? Quali, invece, le ragioni dettate dalla politica del regime contro il dissenso e l’anticonformismo sociale? Molto si è scritto rispetto all’esperienza degli antifascisti in carcere o al confino, ma la possibilità che il regime abbia utilizzato anche l’internamento psichiatrico come strumento di repressione politica resta ancora poco indagata.
Attraverso carte di polizia e giudiziarie, testimonianze e relazioni mediche e psichiatriche contenute nelle cartelle cliniche, Petracci ricostruisce i diversi percorsi che hanno condotto gli antifascisti in manicomio.