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Lirica: Franceschini, contratti a termine via da seguire

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Roma, 5 ott. (AdnKronos) – Le scelte del cda dell’Opera di Roma non produrranno “un contagio” con analoghe misure in altri teatri lirici perchè “il caso di Roma è isolato, questo è chiaro. Nessuno degli altri otto teatri lirici in crisi è in quelle condizioni”, ma la ricetta adottata a Roma è da seguire in futuro anche altrove. Lo afferma, in sintesi, il titolare del Mibact, Dario Franceschini, che in una intervista alla Repubblica dice: “Auspico che in futuro si vada verso situazioni in cui orchestre e coro siano interne ai teatri ma con contratti a termine. Una procedura che potrebbe essere applicata ai nuovi assunti. È un modo per aprire ai giovani e per mettere fine alle rendite di posizione”
“All’estero ci sono orchestre interne ai teatri ma con contratti triennali e quadriennali che poi si ridiscutono. Questo è il modello che mi piace e che permetterebbe anche ai giovani di avere delle possibilità”, ribadisce Franceschini, secondo il quale “bisogna che i teatri lirici non sprechino più e che si dotino di rapporti di lavoro più moderni. Sono qui per cambiare. Lo Stato dà alle fondazioni 186 milioni di euro, più 125 a quelle in crisi. Per tutto il resto del sistema musicale rimane il 23% dei finanziamenti e parliamo di 29 teatri di teatri di tradizione, 50 festival, tutto il jazz e la musica contemporanea” e a fronte di “questo impegno così sostenuto corrisponda una gestione della lirica più sana. La mia idea è che la lirica vada finanziata perché è una eccellenza italiana ma se lo Stato investe per 14 fondazioni il 47 per cento del Fondo unico per lo Spettacolo, cinema e teatri compresi non è per garantire l’indennità umidità o di frac”.
Quanto al destino degli orchestrali e del coro dell’Opera di Roma, “io mi auguro che gran parte degli artisti torni a lavorare sotto forma di cooperativa, società. D’altra parte era l’unico modo necessario anche se doloroso per salvare il teatro da un tracollo vicino”, dice Franceschini che quando gli viene poi chiesto se non vi siano anche responsabilità gestionali in questo rischio di “tracollo” risponde: “Certo. Le cause di una situazione come l’Opera di Roma sono da rintracciare in una corresponsabilità di un sistema seduto sulla gloria e sulla rendita di posizione. Io quel sistema non lo tutelo, lo cambio. Nella lirica dobbiamo essere competitivi, aprirci a sfide nuove, anche mettendo fine a rapporti di lavoro che non possono cambiare mai”.