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Luce e ombre nella nuova etichettatura alimenti

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Bene indicazione allergeni, male mancanza stabilimento produzione”

 

Il 13 dicembre entrerà in vigore il nuovo regolamento in materia di etichettatura degli alimenti che introduce novità rispetto alla legislazione vigente che rispondono a criteri di maggiore trasparenza, uniformità tra i paesi europei, libera ibera circolazione di alimenti sicuri per consentire ai consumatori scelte consapevoli.

Tutto bene? “Non proprio – affermano Mauro Cornioli e Tommaso Ausilio, Presidenti degli Alimentaristi di Confartigianato e CNA – le lacune ci sono e sono evidenti. Un esempio? La mancanza dell’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento. In Italia la legge prevede l’obbligo di indicare la sede dello stabilimento, ma una volta entrato in vigore il nuovo regolamento europeo la legge italiana decadrà e tale indicazione potrà essere mantenuta solo a condizione che il governo italiano provveda alla notifica di questa norma alla Commissione europea. Insomma – sottolineano CNA e Confartigianato – a ben guardare questa si annuncia come una vittoria delle multinazionali, che va nella direzione opposta rispetto alla trasparenza verso il consumatore. È curioso pensare che all’interno di un testo presentato come la summa delle regole di etichettatura, manchi un elemento di tale importanza, proprio in materia di rintracciabilità, che è sempre stata ritenuta necessaria anche per ridurre possibili frodi alimentari e, più in generale, a tutela della salute pubblica”.

E gli aspetti positivi? “La norma prevede di indicare gli allergeni; L’etichetta diverrà una sorta di “bugiardino delle allergie” e dovrà indicare tutti quei componenti che potrebbero scatenare reazioni pericolose nei soggetti sensibili. Come è noto sono sempre più rilevanti le percentuali di soggetti allergici, specie in età infantile e adolescenziale. Ci preoccupano solo la modalità di osservanza da parte di tutti coloro che artigianalmente ogni giorno producono, elaborano e quindi anche realizzano nuovi preparati. Il rischio è di standardizzare il prodotto e di sostituire gli alimenti freschi del territorio con quelli dell’industria alimentare perchè già etichettati. Occorre quindi trovare una soluzione di applicabilità della normativa contestualmente alla gestione delle fasi lavorative”.

Infine l’etichetta dovrà essere più grande, quindi più leggibile per i consumatori.

E per quanto riguarda le calorie? “Su questo punto rimaniamo scettici – dichiarano Cornioli ed Ausilio – l’indicazione delle calorie di per sé rischia di diventare fuorviante. Pensiamo ad esempio ai prodotti della nostra tradizione alimentare, come i tortellini e la pasta ripiena in generale: hanno più calorie di altri tipi di pasta, ma non è quello l’elemento distintivo che li qualifica Non vorremmo – concludono i Presidenti di CNA e Confartigianato – che questa previsione penalizzasse i prodotti della dieta mediterranea e  privilegiasse quelli cosiddetti “light”, privi del sapore e della valenza nutrizionale dei nostri alimenti, e per di più ricchi di conservanti, coloranti e additivi vari”.