Home Nazionale Mafia: pentito Siino, c’erano due versioni del rapporto mafia-appalti

Mafia: pentito Siino, c’erano due versioni del rapporto mafia-appalti

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Palermo, 16 ott. – (Adnkronos) – Le due ‘versioni’ del rapporto mafia-appalti del ’91, i rapporti con l’ex ministro Calogero Mannino e con il generale Antonio Subranni, ma anche l’omicidio del colonnello dei carabinieri Russo sono stati al centro della deposizione del pentito di mafia Angelo Siino al processo per la trattativa tra Stato e mafia in corso davanti alla Corte d’Assise di Palermo. Alla seconda udienza dedicata alla sua deposizione, Angelo Siino, collegato in videoconferenza da un luogo segreto, ha ripercorso gli anni in cui era ritenuto il ‘ministro dei lavori pubblici’ di cosa nostra, tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90.
In particolare, Siino, per la prima volta, ha confermato la presenza di due versioni del rapporto mafia-appalti, l’indagine del Ros dei carabinieri sul sistema di infiltrazione di cosa nostra negli appalti pubblici in Sicilia, confermando così l’ipotesi della Procura di Palermo. Secondo la Dda esisterebbero due refertazioni del rapporto, ”una depurata dai riferimenti dei politici e l’altra con i nomi dei politici coinvolti”.
E oggi, al processo trattativa, Siino conferma che esistevano due versioni del rapporto, su una c’era il nome dell’ex ministro Calogero Mannino e sull’altro il nome del politico non appare. A scoprire la presenza di due diverse versioni sull’informativa del Ros dei carabinieri sono stati i magistrati che rappresentano l’accusa nel processo per la trattativa Stato-mafia. Secondo i magistrati sarebbe stato Calogero Mannino, imputato in un’altra tranche del processo trattativa a dare per primo l’input per aprire dei contatti con cosa nostra. Una scelta dettata, secondo i pm, dalla paura di essere ucciso da cosa nostra.
”Io seppi del rapporto mafia-appalti dall’onorevole Salvo Lima sei mesi prima di essere arrestato nel ’91 -dice il pentito deponendo in videoconferenza- ma lo sapevamo tutti. Mi dicevano: ‘Stai attento perché tra un po’ ti arrestano’. Io conoscevo nei minimi particolari il contenuto di questo rapporto che mi venne dato da Lima. Mi diceva che alcuni personaggi avevano intenzione di fregarmi. Era un tomo corposo. Il rapporto giudiziario era stato segnato nelle parti in cui si faceva riferimento a me. Il maresciallo dei carabinieri Lombardo che dirigeva la caserma di Cinisi, mi aveva detto che aveva la possibilità di farmi leggere il rapporto e di intervenire con dei personaggi”.
Angelo Siino, reduce da un grave problema di salute e visibilmente stanco, ha poi ricordato l’incontro avvenuto dopo il suo arresto, ”al policlinico Umberto I di Roma” con il generale Mario Mori e il colonnello De Donno. ”De Donno mi disse che a me mi avevano rovinato i politici che volevano la mia testa, soprattutto l’ex ministro Mannino mi vedeva come un antagonista. Mi vedeva con antipatia”.
E ancora: ”Mannino fece una vera e propria campagna distruttiva nei miei confronti e diceva: ‘Dobbiamo vedere se il ministro è Siino o sono io’. Cominciò ad avere anche dei rapporti con il Ros. De Donno mi disse anche che Mannino mi vedeva come quello che trafugava il ricavato delle tangenti, perchè non sapeva dove andavano a finire questi soldi”.
Poi, il pentito Angelo Siino parla di un altro imputato del processo, il generale Antonio Subranni. ”Me lo presentò il colonnello Russo (poi ucciso dalla mafia, ndr), dopo l’omicidio di Russo ebbi modo di incontrare nuovamente Subranni, su sua sollecitazione. Ho partecipato anche alla comunione della figlia di Subranni, alla legione dei carabinieri di Palermo”. Lo stesso collaboratore di giustizia, rispondendo alle domande del pm Antonino Di Matteo, in aula con i pm Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, ha ricordato che c’erano dei ”rapporti di frequentazione tra l’ex ministro Mannino e il generale Subranni”.
”L’ex procuratore di Sciacca Messana mi disse che il maresciallo Giuliano Guazzelli (ucciso dalla mafia, ndr) era molto amico di Mannino e faceva da tramite tra Mannino e Subranni”. La deposizione del pentito Siino è stata quindi interrotta a causa della ”stanchezza”, come ha detto lo stesso collaboratore, all’udienza di domani mattina per proseguire con l’esame dei pm.