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Parlamento: tagli retribuzioni personale, domani decisioni Senato e Camera

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Roma, 29 set. (Adnkronos) – Nonostante il no delle 25 sigle sindacali che non hanno accettato di firmare l’ipotesi di accordo predisposta dalla Rappresentanza per il Personale di Palazzo Madama e dal Comitato per gli Affari del Personale di Montecitorio, i vertici di Senato e Camera si preparano a varare il taglio alle retribuzioni del personale. Il via libera dovrebbe arrivare, rispettivamente, dal Consiglio di presidenza e dall’Ufficio di presidenza convocati per domani.
Riduzione dei compensi, con una serie di tetti intermedi, fino al massimo di 240mila euro fissato per i manager pubblici. E’ questo il fulcro del nuovo sistema, per garantire una differenziazione tra le varie categorie di dipendenti, che altrimenti non sarebbe stata possibile se si fosse lasciato l’unico tetto dei 240mila euro, come invece alcuni sindacati avevano prospettato.
Quando il nuovo sistema sarà andato a regime, stimano i vertici dei due rami del Parlamento, la Camera avrà una riduzione di spesa per il personale di oltre 60 milioni di euro e il Senato di oltre 36 milioni di euro. Per le fasce più giovani si introduce un incentivo di produttività legato al merito e all’impegno individuale.
(Adnkronos) – Argomentazioni che non hanno convinto però i sindacati, che non hanno firmato l’accordo entro il termine previsto, le 20.00 del 19 settembre. A quel punto sono decorsi i sette giorni previsti dal regolamento del Senato, prima di procedere comunque ad una decisione, che a questo punto è attesa per domani. Da capire poi se e come il personale deciderà di percorrere la via dei ricorsi giudiziari e la decisione dei sindacati di non firmare potrebbe anche spiegarsi con la volontà di non precludersi questa eventualità.
“L’Ufficio di presidenza deciderà, andremo avanti e ci assumeremo le nostre responsabilità -ha annunciato nei giorni scorsi la presidente della Camera, Laura Boldrini-. Abbiamo cercato di coinvolgere in tutti i modi i sindacati e rispetto allo schema iniziale che era più rigido abbiamo fatto delle aperture, con tagli più drastici rispetto ai vertici e più moderati rispetto alle fasce intermedie. Mi dispiace che non abbiano rivendicato il loro successo nell’aver ottenuto aperture consistenti, era un’ottima occasione per dimostrare senso di responsabilità. Non possiamo essere impermeabili e sordi rispetto a quello che avviene nel Paese. Il fatto che dei sindacati non si rendano conto di questo, fa capire che forse hanno un po’ perso il senso della realtà”.
“Penso che la soluzione” sul riordino del personale del Parlamento e delle sue retribuzioni “sia abbastanza equilibrata -aveva invece sottolineato il presidente del Senato, Piero Grasso, all’indomani della definizione dell’ipotesi di accordo- In un momento di grave crisi per tutti, un contributo anche delle Istituzioni come Camera e Senato è importante Noi pensiamo di poter dare un grosso contributo alle casse dello Stato”.