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Pensioni: sistema italiano al 19esimo posto

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Milano, 13 ott. (Adnkronos) – Il sistema pensionistico italiano è al 19esimo posto tra i 25 paesi presi in esame dal Melbourne Mercer Global Pension Index (Mmgpi). L’indice misura i sistemi previdenziali sulla base di indicatori che fanno capo a 3 macro-aree: adeguatezza, sostenibilità e integrità. Il valore dell’indice per ciascuno dei sistemi pensionistici presi in esame rappresenta la media ponderata di queste tre macro-aree.
Con ‘adeguatezza’ si intende il livello delle prestazioni, l’architettura dello schema previdenziale, i rendimenti degli investimenti, ma anche i risparmi privati. All’interno della macro-area ‘sostenibilità’ si trovano indicatori quali la percentuale di adesione a fondi di previdenza complementare e a fondi pensione, gli aspetti demografici, alcune evidenze macroeconomiche come contribuzione e debito pubblico. L”integrità’, infine, considera diversi elementi di normativa e governance del rischio pensionistico, così come il livello di fiducia che i cittadini di ogni paese hanno nel loro sistema.
“E’ la sostenibilità di medio lungo periodo – dice Roberto Veronico, responsabile della divisione retirement di Mercer Italia – l’area dove il sistema pensionistico Italiano risulta più debole (pari a 13,4 contro una media di 49,7 e agli 86,5 punti della Danimarca, best-in class)”. Veronico sostiene che, “sebbene l’adeguatezza delle pensioni erogate oggi in Italia sia più che soddisfacente, il valore della macro area sostenibilità ci dice che questo in futuro può non essere più vero”. Le ragioni, secondo il responsabile della divisione retirement di Mercer Italia, “sono da ricercarsi nella minima adesione a piani pensionistici privati (solo il 14% della popolazione in età lavorativa), nel conseguente livello di attività delle pensioni private, pari solo al 6,6% del Pil, e nel contesto demografico di invecchiamento della popolazione attiva, tra i più bassi dei 25 paesi analizzati”. (segue)

(Adnkronos) – Tra i paesi presi in esame, è la Danimarca ad assicurarsi il primo posto con un punteggio complessivo di 82,4, seguita da Australia e Olanda. Il sistema pensionistico danese vanta una buona copertura finanziaria, un alto livello di attività e di contributi, l’erogazione di prestazioni adeguate e un sistema pensionistico privato normativamente eccellente. L’Italia, insieme a Messico, Cina, Indonesia, Giappone e Corea del Sud, fa parte del gruppo di coda del ranking ed è cioè tra le nazioni che hanno totalizzato tra 35 e 50 punti. Fanalino di coda della classifica è l’India. “Qualsiasi confronto diretto tra sistemi previdenziali – dice Veronico – può essere discutibile, poiché ogni sistema si è evoluto a partire dalle particolari circostanze economiche, sociali, culturali, politiche e storiche di quel paese. Non esiste un sistema perfetto che possa essere applicato in tutto il mondo”.
L’indagine però, spiega il responsabile, “evidenzia ‘best practice’ e aree di debolezza dei singoli sistemi, e alcuni trend legati alle dinamiche demografiche comuni su scala mondiale, che devono essere tenuti in considerazione”. Obiettivo dello studio, per Veronico, “non è compilare una classifica di buoni o cattivi, ma evidenziare le risposte possibili a problemi comuni, quali i tassi di rendimento decrescenti”.
Deborah Ralston, direttore esecutivo dell’Australian Centre for Financial Studies ha commentato che “i punteggi medi sono in aumento nel corso del tempo” e che indicano “come le riforme dei sistemi pensionistici nel mondo stiano avendo un effetto positivo”. L’allargamento della base di nazioni oggetto di studio, afferma Ralston, “riflette il fatto che la maggior parte dei paesi sono alle prese con gli effetti sociali ed economici dell’invecchiamento della popolazione e un confronto globale può portare ad insegnamenti globali per governi, aziende e mondo accademico”. Anche se il sistema pensionistico di ciascun paese riflette la sua storia unica, per il direttore esecutivo, “ci sono alcuni temi comuni che molti paesi dovranno affrontare nei decenni a venire”.