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Porti: Squinzi, Italia perde competività, urgente riforma

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Roma, 15 ott. (AdnKronos) – I porti italiani perdono colpi e sono sempre meno competitivi rispetto alla concorrenza internazionale. Infrastrutture insufficienti, burocrazia eccessiva, aumento della pressione fiscale, ritardi e inadempienze nella programmazione mettono a rischio la modernizzazione e il rilancio degli scali nazionali. Per questo, la riforma del sistema portuale rappresenta una “priorità urgente e non più differibile”. A sollecitarla è il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nel suo intervento all’assemblea di Confitarma.
“È in atto un rapido cambiamento dello scenario del trasporto marittimo internazionale, rispetto al quale – denuncia Squinzi parlando agli armatori – siamo già in forte ritardo, soprattutto rispetto a due fenomeni rilevanti: navi sempre più grandi, che necessitano di infrastrutture portuali idonee ad accoglierle, ed alleanze tra i principali players mondiali con individuazione delle rotte e dei porti da utilizzare”.
“Di conseguenza si sta modificando in modo radicale – evidenzia Squinzi – la gerarchia competitiva europea nell’attrazione di rotte e players e la differenza, tra chi sarà perdente o vincente, la faranno quattro fondamentali criteri: l’accessibilità portuale alle grandi navi, sono solo 20 i porti europei in grado di accoglierle e quasi tutti nel Nord Europa; la capacità di gestione efficiente dei cargo, in termini di tempi e costi competitivi; la fornitura di servizi a valore aggiunto – pubblici e privati ; l’efficienza delle connessioni intermodali”.
Di qui, incalza Squinzi, la necessità che il sistema portuale italiano sia all’altezza di questa sfida. La riforma rappresenta anche “un’opportunità irrinunciabile per il rilancio della competitività del sistema infrastrutturale nazionale, a partire dalla efficienza dei servizi logistici e, conseguentemente, per migliorare il potenziale di crescita del Paese”.
“I porti – prosegue Squinzi – sono nodi infrastrutturali strategici e rappresentano le ‘porte di accesso’ ai mercati nazionali ed internazionali, giocando un ruolo chiave per lo sviluppo dell’intera industria, e non solo manifatturiera. La dimensione dei traffici mostra con evidenza l’importanza dei porti per la competitività delle imprese: oltre il 30,5% delle merci importare ed esportate nel mondo dall’Italia (230 miliardi di euro) viene trasportata per via marittima e la percentuale sale al 63,1% per il Mezzogiorno. La cosiddetta ‘economia del mare’ contribuisce per il 2,6% alla formazione del pil nazionale ed il valore aggiunto prodotto dal settore dei soli trasporti marittimi per il 2013 è stato di oltre 7 miliardi di euro”.
Ma, nonostante questi numeri, il sistema ha mostrato “una progressiva perdita di competitività”, sottolinea Squinzi. C’è, poi, “l’inadeguato funzionamento, in troppi casi, delle Autorità Portuali. Contiamo 24 Autorità Portuali, di cui attualmente quasi la metà commissariate, e con un costo totale annuo, sono dati ufficiali del Ministero delle Infrastrutture relativi all’anno 2012, di quasi un miliardo di euro. Ci sarebbe materia – afferma Squinzi – per una spending review, che dovrebbe riguardare non solo il numero delle Autorità, ma soprattutto il loro funzionamento e la loro produttività”.