Home Nazionale Povertà: Caritas, in centri di ascolto uno su due è italiano

Povertà: Caritas, in centri di ascolto uno su due è italiano

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Roma, 17 ott. – (Adnkronos) – Sono sempre di più gli italiani che si rivolgono ai centri di ascolto della Caritas. Delle oltre 45mila persone rivoltesi ai centri il 46,5% è di nazionalità italiana, mentre solo un anno fa la percentuale si attestava al 31,1%. La povertà sembra essere cresciuta in maniera più evidente nel Mezzogiorno: in queste zone gli italiani rappresentano il 72,5%. In termini di età prevalgono i giovani adulti della fascia di età tra i 35 e i 44 anni (27,1%) e di quella tra i 45 e i 54 (26%). Situazione diversa per gli stranieri tra i quali l’incidenza più alta si registra tra gli under 34. E’ questo il quadro rappresentato dalla Caritas nel corso della presentazione del Flash Report sulla povertà.
”Il messaggio forte -commenta Walter Nanni direttore del centro studi dell’organismo Cei- è quello di un’Italia sempre più lontana dagli obiettivi che lei stessa si era data, quella di ridurre di 2.200.000 unità il numero di poveri, entro il 2020. Abbiamo raddoppiato la distanza e la tendenza non sembra fermarsi”.
La povertà, continua Nanni, ”ha rotto gli argini, coinvolge tutti, giovani e anziani, italiani e stranieri. La fascia di età che soffre di più è quella tra i 40 e i 60 anni: sono quelli che hanno perso il lavoro, non hanno accesso alla pensione e non godono di benefici come, ad esempio, quello di disabilità. L’assenza di misure universali al sostegno al reddito qui si fa sentire in maniera pesante”.
A lamentare l’assenza di politiche strutturali dedicate alla lotta alla povertà è anche il direttore della Caritas, Francesco Soddu: ”Bisogna lottare contro quelle forme di povertà che possono essere la matrice di nuove ingiustizie, mi riferisce in particolare a mafia, ‘ndrangheta e altre forme di criminalità. Servono politiche differenziate tra povertà assoluta e povertà relativa. Allo stato attuale gli interventi sono insufficienti e inadeguati: non bisogna incanalarle in un’unica forma di prevenzione ma su due diverse, per andare incontro a esigenze diversificate”.