Home Nazionale Salute: 7 fisioterapisti su 10 soddisfatti del lavoro ma 75% teme futuro

Salute: 7 fisioterapisti su 10 soddisfatti del lavoro ma 75% teme futuro

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Roma Fisioterapisti italiani in forma, soddisfatti del proprio lavoro, ma preoccupati per il futuro e pronti a dar battaglia. Sette su dieci, infatti, sono soddisfatti del proprio lavoro e lo consiglierebbero ai giovani. Oltre due terzi investono in formazione e vorrebbero percorsi formativi più approfonditi e specializzati. Ma molti non sono soddisfatti per come viene gestita, a livello politico e istituzionale, la loro professione. Fra i nodi, le relazioni con le altre professioni mediche e sanitarie e le problematiche occupazionali. Il 75%, poi, considera prioritario l’ottenimento di un vero Ordine professionale e vorrebbe una tutela contro l’abusivismo, ma molti puntano anche a una definizione europea comune del fisioterapista e allo sviluppo scientifico della professione. Sono questi alcuni dati di un’indagine che sarà presentata domani a Roma, in occasione del 55° anniversario della fondazione dell’Associazione italiana fisioterapisti (Aifi).
Commissionata dall’Associazione e realizzata dall’équipe del ‘Laboratorio Paracelso’ dell’Università di Ferrara, diretta da Marco Ingrosso, la ricerca costituisce la prima indagine di ampiezza nazionale sulla figura del fisioterapista nel nostro Paese. “I professionisti di oggi, e ancor di più quelli che dovranno reggere il confronto con le sfide di domani, devono avere un livello di preparazione alto e sempre più specifico – racconta Antonio Bortone, presidente dell’Aifi – Vi è la necessità, infatti, di confrontarsi con contesti di salute molto più complessi e profondamente cambiati rispetto a quelli di vent’anni fa, quando si è avviata la formazione universitaria triennale. Il fisioterapista è tenuto ad avere una visione integrata dei problemi di salute della persona, con una formazione orientata alla comunità, al territorio, alla prevenzione della malattia ed alla promozione della salute, con un risvolto ‘umanistico’ e allo stesso tempo un orientamento all’appropriatezza clinica ed al corretto uso delle risorse economiche disponibili”.
“La ricerca – spiega Ingrosso – si compone di quattro parti. Un quadro storico, l’analisi della professione, un’indagine su questionari online e un’analisi di casi specifici. Nel suo complesso questo lavoro evidenzia, da un lato, una serie di mutamenti di fondo del profilo sociale e culturale dei fisioterapisti italiani e, dall’altro, mette in luce i punti di forza della professione: in particolare il rapporto stretto coi pazienti, l’interesse per la formazione, la grande motivazione al lavoro”.
“Dai dati – riprende Bortone – uno dei punti dolenti è quello del riconoscimento: si ritiene che questo derivi soprattutto dai pazienti, ma sia invece limitato in termini di conoscenza e apprezzamento soprattutto da parte dei medici e delle Direzioni aziendali. Di ciò soffrono anche i rapporti con le categorie sanitarie e mediche del settore riabilitativo, che sono mediamente discreti ma che, nel complesso si vorrebbero migliori. La crisi occupazionale e il lavoro precario rischiano poi di minare i livelli di autonomia raggiunti, anche se si respira, come si è detto, una forte voglia di fare, approfondire, realizzare da parte di gran parte degli intervistati, nonostante le difficoltà della situazione economica e sociale attuale”.
Le prime tre parti dell’indagine, oltre che attraverso i rapporti di ricerca consegnati all’Aifi, sono disponibili in volume (Il fisioterapista in Italia. Un professionista della cura riabilitativa, Aracne, Roma). Una quarta parte, ancora inedita e che sarà presentata al convegno celebrativo, verterà infine su indagini di caso incentrate sul lavoro del fisioterapista in due ambienti riabilitativi (svolte presso l’ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna e presso i servizi riabilitativi territoriali dell’Asl di Firenze).