Home Nazionale Salute: bebè sani già nel pancione, rischi da carenze iodio e micronutrienti

Salute: bebè sani già nel pancione, rischi da carenze iodio e micronutrienti

0

Milano, 8 ott. (AdnKronos Salute) – Mille giorni per costruire un futuro. Un ‘bagaglio’ di salute che il bebè si porterà dietro tutta la vita e al quale può contribuire la mamma che lo porta in grembo, soprattutto nei mille giorni dopo il concepimento quando si completa lo sviluppo del piccolo. Come? Anche a tavola. E combattendo eventuali carenze di micronutrienti fondamentali per lo sviluppo del neonato. Se il pensiero va subito a ferro e folati, la lista è ben più lunga. E dentro finisce anche lo iodio, spesso poco considerato, ma la cui carenza è rischiosa per il piccolo. Lo spiega uno dei massimi esperti internazionali di iodio e tiroide, che la Fondazione Bracco ha portato in Italia, a Milano, per una lecture sull’argomento: Lewis E. Braverman della Johns Hopkins School of Medicine e Boston University.
“La diffusione della carenza di iodio varia molto da Paese a Paese. Ma per fare un esempio – avverte lo specialista – a Torino, fino a 10 anni fa, prima che iniziassero le campagne governative per il sale iodato, metà delle donne in gravidanza avevano dei deficit di iodio. I maggiori problemi legati a questa carenza si riscontrano per il feto e per il neonato: un alto tasso di aborti spontanei tra le madri con deficit di iodio, un alto numero di nati prematuri, talmente prematuri da finire spesso nelle unità di terapia intensiva, e se la carenza è molto grave possono essere presenti nel bambino che cresce dei ritardi mentali e psicomotori. Per non parlare del rischio di sviluppare il gozzo”.
Persino dal mondo dell’arte arrivano immagini in cui è presente il rigonfiamento al collo tipico della malattia, da quelle fissate sulla tela da Artemisia Gentileschi al busto di un’antica regina passando per Velazquez, segno che è sempre stata molto diffusa. Eppure basterebbe poco, sottolinea l’esperto: “Due bicchieri di latte vaccino al giorno contengono una quantità adeguata di iodio, l’uso del sale iodato la cui vendita sul mercato è stata imposta dal governo italiano nel 2005 (ma viene acquistato?) dovrebbe essere un’abitudine per tutti, uomini e donne, adulti e ragazzi”.
E le mamme in attesa, incalza Braverman, “dal momento della pianificazione di una gravidanza fino alla fase cruciale dell’allattamento, dovrebbero ricorrere a pillole di multivitaminici che contengano almeno 150 microgrammi di iodio in ogni pillola. Non molti lo sanno. Come non tutti sono consapevoli del fatto che il sale marino e il sale kosher non sono di per sé iodati”. Il fabbisogno giornaliero varia a seconda dell’età e della situazione: per i bebè fino a 6 mesi supera i 100 microgrammi quotidiani, da 1 a 8 anni scende a 90 microgrammi, negli adulti si aggira intorno ai 150 mcg e nelle gestanti schizza a 250 mcg al giorno. Per chi allatta negli Usa consigliano addirittura di salire a 290 mcg.
E i vegani, ancor più dei vegetariani, risultano fra le categorie a rischio di gravi carenze. Lo iodio e la nutrizione in gravidanza saranno temi protagonisti anche a Expo 2015, assicura Diana Bracco, presidente della Fondazione Bracco, nel palinsesto di eventi del Padiglione Italia. “L’anno scorso con la Niaf (National Italian American Foundation) abbiamo annunciato anche una ricerca sul tema e manderemo un giovane ricercatore dell’università Statale di Milano, Simone De Leo, alla Boston University per 18 mesi sotto la guida di Braverman”.
Ma lo iodio non è l’unico micronutriente da tenere sott’occhio. “Durante la vita intrauterina i geni sono molto plastici – spiega Irene Cetin, direttore di Ostetricia e ginecologia all’ospedale Luigi Sacco di Milano e presidente della Società italiana di medicina perinatale – E sempre di più sappiamo che l’alimentazione della mamma determina l’espressione di questi geni in una fase importantissima per la formazione degli organi del bambino, ma anche a lungo termine nel determinare la possibilità che questo embrione, che diventa un feto e poi un neonato, nella vita adulta sviluppi più facilmente o meno malattie come il diabete, la sindrome metabolica, l’ipertensione. E addirittura patologie come l’autismo, la schizofrenia e, senza voler spaventare nessuno, persino i tumori”.
Su queste sollecitazioni, prosegue Cetin, “pesano fattori ambientali, dagli inquinanti al fumo, ma anche la ‘forchetta’ fa la sua parte. Durante la gravidanza bisogna incrementare solo di poco (circa il 10%) il fabbisogno energetico. Ma è la qualità della dieta che conta: 5-7 porzioni di frutta e verdura al giorno, il latte da consumare due o tre volte, il pesce una o due volte a settimana, poca carne e grassi, tanti legumi e acqua, senza dimenticare i cereali integrali, elenca l’esperta. Nei 9 mesi di attesa del bebè cresce molto di più la richiesta di alcuni micronutrienti.
Sui folati “esiste una raccomandazione ministeriale perché una carenza nelle fasi iniziali dello sviluppo può facilitare alcuni tipi di malformazione e soprattutto difetti di chiusura del tubo neurale (la spina bifida) sono raccomandati. Eppure da studi fatti anche in Italia emerge che in regioni come la Sicilia il 100% delle donne ha valori di folati a inizio gravidanza inferiori all’ottimale. E solo il 40% delle donne assume l’acido folico già prima del concepimento, come sarebbe ideale fare, perché spesso la gravidanza non è programmata”.
Non solo: “Sappiamo anche che almeno il 50% delle donne in gravidanza ha valori di depositi di ferro subottimali, ma questo viene spesso supplementato – ammette Cetin – La vitamina D, coinvolta nel metabolismo osseo, è meno nota, ma la letteratura ci suggerisce che è implicata in un rischio aumentato di diventare soggetti allergici e avere problemi immunologici e anche nell’incidenza della carie in età infantile. Stiamo cominciando a creare cultura anche su questo e sullo iodio che viene ancora decisamente poco considerato”.