Home Nazionale Sanità: carceri meno affollate ma allarme infezioni, al via campagna

Sanità: carceri meno affollate ma allarme infezioni, al via campagna

0

Milano, 17 nov. (AdnKronos Salute) – Epatite B e C, Hiv, Tbc. Tra i detenuti nelle carceri italiane è allarme infezioni, in media da 10 a 20 volte più diffuse che nella popolazione generale. Nonostante gli ultimi dati facciano rilevare un calo repentino dei presenti negli istituti penitenziari del nostro Paese (circa 54.252 di cui il 32% stranieri, contro i 61.449 di giugno scorso di cui 34,4% stranieri), con un tasso di sovraffollamento passato dal 128,8% al 110,1% grazie all’aumento dei posti letto (49.400 contro i 47.700 di giugno) e l’uscita di molti detenuti in attesa di giudizio, l’emergenza sanitaria rimane.
Per puntare i riflettori sul problema, la Società italiana di medicina e sanità penitenziaria (Simspe onlus), la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e Network persone sieropositive Italia (Nps) lanciano la nuova edizione della campagna ‘La salute non conosce confini’, iniziativa di informazione e sensibilizzazione sulle patologie infettive croniche negli istituti penitenziari italiani. “Il progetto, sostenuto da 4 anni da un contributo di società private farmaceutiche, ha permesso la produzione dei dati più recenti ed attualmente disponibili sulla diffusione delle malattie infettive all’interno del sistema penitenziario italiano”, afferma Sergio Babudieri, presidente Simspe.
“Il momento della detenzione può avere delle positività, un momento di cui non godrebbe solo il singolo ma l’intera comunità – sottolinea il presidente Simit Massimo Andreoni – Perché intercettando le malattie del detenuto si può offrire la possibilità di cura all’interno del carcere e non rischiare la diffusione una volta fuori dalla prigione, laddove si moltiplicano i comportamenti a rischio che possono far proliferare talune gravi infezioni. L’importante diffusione, stimata tra il 30% e il 40% dei residenti, dell’infezione da epatite C e l’epatite cronica attiva con evoluzione in cirrosi epatica che ne consegue, appaiono oggi come la prima emergenza sanitaria da affrontare in questo ambito”.