Home Nazionale Sanità: psicoterapeuta su violenza a Napoli, chi rispetta regole è perdente

Sanità: psicoterapeuta su violenza a Napoli, chi rispetta regole è perdente

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Roma, 10 ott. (AdnKronos Salute) – “Violenza e aggressività stanno dilagando. Aggredire il più debole è un comportamento sempre più diffuso, in quanto socialmente non condannato ma anzi ritenuto dimostrazione di forza”. Lo sottolinea Paola Vinciguerra, psicoterapeuta, presidente Eurodap, Responsabile Comunicazione-Sviluppo e supervisore Emdr Italia (Eye Movement Desensitization and Reprocessiong), intervenendo sulla grave aggressione del quattordicenne napoletano, seviziato “perché obeso”.
“I giovani non hanno come leader coloro che si comportano nel rispetto dei codici e le regole, nella maggior parte dei casi questa tipologia viene considerata perdente – aggiunge l’esperta – Il bullo, l’arrogante, l’aggressivo quello sì che invece è un modello vincente con cui identificarsi. Questo stato di modelli sociali, che invece di essere condannati vengono apprezzati, è una responsabilità sociale e genitoriale. Per i genitori di oggi poi – aggiunge la psicoterapeuta – i propri figli vanno sempre bene, sono pronti a difenderli se i professori mettono le note, sono pronti a difenderli se aggrediscono, sono pronti a difenderli sempre e comunque senza considerare il danno che invece provocano”.
“Non vengono più insegnati comportamenti sociali impostati sul rispetto ma sulla prevaricazione. Socialmente – riflette l’esperta – chi chiede permesso o scusa è un debole, chi spintona e passa avanti è un dritto. Ma con questi modelli di riferimento, generalmente avallati di cosa ci meravigliamo?”, si chiede.
Il fatto di Napoli deve far riflettere, ma non basta, secondo Vinciguerra. “E’ necessario che le famiglie comincino a fare un lavoro di educazione con i ragazzi, che non è solo quello di impartire regole sommarie di buona educazione. Il problema è che i figli moderni non sono abituati alla comunicazione del loro vissuto emotivo ed affettivo: questo dobbiamo insegnarglielo noi. Li dobbiamo osservare, cercando di intuire i loro disagi, parlarne e rassicurarli. Ma i ragazzi hanno bisogno di regole, da soli non riescono ad orientarsi. E attenzione a non perdere mai l’autorevolezza”, conclude Vinciguerra.