– A portare al provvedimento sarebbero stati gli esiti degli esami biologici del Ris di Parma che avrebbero confermato la presenza del sangue della vittima su alcuni indumenti del 18enne e del sangue del 35enne e di quello dell’indagato su un cacciavite usato per l’aggressione. Inizialmente la procura aveva aperto due fascicoli sull’omicidio e il ferimento, poi la svolta dell’analisi scientifiche ha legato i due episodi avvenuti in rapida successione.
Secondo la ricostruzione dell’accusa la sera del 23 agosto Emanuele e Veronica si appartano vicino alla chiesetta della frazione di Roncale ma tra i due sarebbe nata una lite forse per motivi di gelosia, il 18enne avrebbe afferrato una pietra e colpito la 23enne cameriera, poi avrebbe fatto scivolare il corpo della vittima in un dirupo dove è stato trovato la mattina seguente. Le ferite trovate sul corpo della ragazza, secondo gli esami degli anatomopatologi, non sarebbero compatibili con la breve caduta, terminata dopo non più di tre metri.
Nella fuga il 18enne, apprendista saldatore, avrebbe incrociato Lucchini, un probabile testimone scomodo. Così il giovane lo avrebbe colpito con un cacciavite alla testa e al torace, ferite che lo costringono ancora oggi in un letto d’ospedale in terapia intensiva. E le tracce ematiche sembrerebbero confermare questa ricostruzione: dalle tracce sul cacciavite insanguinato usato contro il 35enne al sangue di Veronica che sarebbe stato trovato sui pantaloni del fidanzato. Non solo: l’impronta di una scarpa del modello di quelle calzate da Emanuele sarebbe stata trovata sulla canottiera della 23enne all’altezza della spalla sinistra.