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Tempi di crisi per il miele italiano

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Roma, 6 ott. (Labitalia) – Annata da dimenticare per il miele italiano: gli apicoltori sono scoraggiati. Le perdite maggiori si registrano sul raccolto del miele di acacia dove, a fianco a produzioni quasi nulle, si riscontrano valori pari a 5 kg di miele per alveare. Per avere un’idea di questa “crisi del miele”, basta pensare che in periodi di abbondanza si producono 40/45 kg di miele di acacia per alveare e che un apicoltore, come si suol dire, “si paga le spese” con una produzione di almeno 20 kg ad alveare.
In primavera, le prime fioriture del ‘millefiori’ sono state scarse al Nord e al Sud Italia il raccolto di miele di zagara (agrumi) ha sfiorato i 20 kg di miele, mentre le aspettative erano di 30-40 kg di miele per alveare.
L’altro miele tipicamente italiano, il castagno, continua a registrare perdite di produzione a causa sia del cinipide (la cosiddetta ‘vespa cinese’), nonostante l’intensa lotta biologica a questo insetto che attacca i castagni, a causa di piogge e temperature. Per il castagno si stimano 8/10 kg di raccolto medio per alveare.
Un raccolto positivo si registra invece per il miele di Sulla, conosciuta anche come ‘Lupinella selvatica’. Questo è un miele tipicamente italiano, infatti l’Italia è l’unico paese mediterraneo della Ue dove la Sulla viene coltivata su superfici significative. La Sulla deriva da una leguminosa appartenente alla famiglia delle Hedysareae. La pianta di Sulla è molto acquosa, ricca di zuccheri solubili e abbondantemente nettarifera, per cui è molto ricercata dalle api. I fiori sono abbastanza grandi e di colore rosso vivo.
Le caratteristiche di questo miele sono molto apprezzate: colore chiaro, giallo paglierino e odore e sapore delicati. Per queste caratteristiche il miele di Sulla si può usare come dolcificante naturale perché non altera il gusto delle bevande o dei cibi. Tra i mieli unifloreali, la Sulla si avvicina per la delicatezza all’Acacia ma a differenza di quest’ultima tende a cristallizzare naturalmente.