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Terrorismo: Usa sperano aiuto Cina in guerra contro Stato Islamico

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Washington, 17 set. (AdnKronos/Washington Post) – Gli Stati Uniti sperano che il timore cinese per la crescita dell’estremismo islamico in casa propria incoraggi Pechino ad entrare nella coalizione internazionale contro lo Stato Islamico (Is). Lo scrive il Washington Post, sottolineando che la Cina si è già unita a Washington nel far pressione sul Pakistan perchè intervenga con più energia contro i campi di addestramento per i terroristi e le madrassa (scuole religiose) dove si inneggia alla jihad. Il Consigliere americano per la Sicurezza Nazionale, Susan Rice, ha parlato di questi temi in recenti incontri con esponenti cinesi.
“Le loro preoccupazioni sul terrorismo all’interno e l’esterno stanno crescendo – spiega un alto funzionario americano – siamo interessati ad esplorare quali sono le possibili opportunità coerenti con gli interessi e i valori americani”.
Le preoccupazioni cinesi si concentrano sulla minoranza turcofona e musulmana degli uiguri, nella provincia del Xinjiang. Da qui veniva Usmen Hasan, l’uomo che lo scorso ottobre si fece esplodere nella sua auto a piazza Tienanmen, uccidendo tre persone e ferendone 38, dopo aver registrato alcuni video di stampo jihadista.
Secondo i cinesi, queste violenze s’ipirano al movimento Islamico del Turkestan Orientale (noto anche come Partito Islamico del Turkestan), un’organizzazione estremista basata in Pakistan che vuole creare uno stato islamico nel Xinjiang. Il gruppo è nato fra i primi uiguri che iniziarono a studiare nelle madrassa pachistane negli anni Novanta e andarono poi a combattere in Afghanistan. E in luglio forze irachene hanno catturato un combattente uiguro fra le fila dell’Is. Questi jihadisti cinesi cercano di fare proseliti in patria tramite Internet.
Se sul piano internazionale Stati Uniti e Cina hanno comuni interessi nel fermare il terrorismo, non va però dimenticata la politica cinese di repressione dei diritti e della cultura degli uiguri. “Oggi nello Xinjiang vi è un sentimento comune di frustrazione e di nazionalismo anticinese. Ma se la Cina non cambia la sua politica, il sentimento comune non sarà più nazionalista, ma estremista”, avverte il giornalista pachistano Ahmed Rashid, fra i maggiori esperti degli jihadisti dell’Asia centrale.