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Toscana: firmata intesa per tutela lavoratori Province

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Firenze, 9 lug. (Labitalia) – In attesa che in seguito alla legge Delrio vengano definite le procedure concrete per il riordino delle funzioni delle Province, la Toscana già firma un’intesa per tutelare i dipendenti: 4.500 in tutta la regione. Ai lavoratori dei dieci enti sarà garantita, come previsto dalla legge, continuità professionale: ovvero nessun lavoratore sarà licenziato. Anche l’anzianità di servizio sarà salva, nel caso di trasferimento ad altro ente. In qualche caso potrà essere previsto un percorso di riqualificazione. Nessuno comunque arretrerà rispetto al contratto e alle mansioni che ha adesso.
E’ l’impegno che ha preso la Regione, assieme all’Anci (l’associazione dei Comuni), l’Unione delle Province e le organizzazioni sindacali, con un’intesa firmata a Firenze, a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione, ed è il primo accordo del genere in Italia.
Il documento definisce impegni e obiettivi precisi, come la necessità di istituire un tavolo permanente di confronto e monitoraggio sul personale interessato al riordino, garanzie per la continuità del lavoro e dell’inquadramento giuridico e contrattuale dei dipendenti, il monitoraggio delle attività degli enti affinché eventuali trasferimenti avvengano in conformità alle norme che regolano la mobilità. Regione, Anci e Upi ritengono anche necessario che si verifichi che gli eventuali trasferimenti di personale non incidano sui vincoli di bilancio e sui limiti di spesa, oggi in vigore, degli enti che se ne faranno carico.
“Nel momento in cui si deve mettere mano alla riorganizzazione dei livelli istituzionali – sottolinea l’assessore alla Presidenza della Toscana, Vittorio Bugli – la nostra prima preoccupazione è stata quella di pensare alla tutela dei lavoratori e alla certezza di mantenere il loro posto di lavoro”.
“Questo protocollo – aggiunge l’assessore – intende tutelare il lavoro di chi lavora nelle Province, prima ancora che abbia preso avvio il riordino delle funzioni. In questi mesi ci siamo incontrati più volte con i rappresentanti di lavoratori che sono preoccupati della situazione, e con la firma di oggi intanto ci impegniamo, ognuno per propria parte, alla tutela del lavoro di queste persone e a tenerci tutti informati e a monitorare di volta in volta le ripercussioni che il riordino comporterà sui lavoratori. Essere i primi in Italia a farlo ci fa ben sperare di essere sulla strada giusta”.
“La firma – evidenza Alessandro Pesci, segretario generale dell’Associazione dei Comuni toscani – si inserisce in un percorso di forte convergenza tra l’Anci Toscana e le rappresentanze sindacali, in una fase delicata di riorganizzazione degli assetti istituzionali avviata dalla legge Delrio. Anci Toscana ha già siglato nei mesi scorsi con le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil confederali e dei dipendenti pubblici un protocollo di intesa sulle relazioni sindacali nel processo costitutivo dell’Unione dei comuni e della gestione delle funzioni associate”.
“L’accordo – rimarca Andrea Pieroni, presidente dell’Upi – fissa comunque un passaggio importante. In un contesto infatti di profonda incertezza e difficoltà, pone le basi per un gestione condivisa di questo passaggio: una gestione condivisa tanto più necessaria alla luce dei ritardi nel percorso previsto dalla legge Delrio, al fine di evitare ulteriori disagi per i cittadini e i territori”.
Una firma apprezzata dai sindacati. “Una firma non banale per garantire continuità di servizi ai cittadini”, sottolinea Paolo Becattini della Uil. “Un lavoro importante che dimostra una sensibilità al momento unica in Italia”, ricorda Simonetta Leo della Cgil, che auspica poi che “altrettanta sensibilità venga dimostrata ai tavoli provinciali, senza distinguere tra dipendenti delle Province e dipendenti di soggetti diversi, perchè non esistono lavoratori di serie A e serie B”.
“Un’intesa dal significato importante perché condivide un metodo – dice Marco Bucci della Cisl – e ora non resta che aspettare che si traduca in qualcosa di operativo”. “Ma per dare gambe a questa accordo – conclude Debora Giomi della Cgil – è necessario che a livello nazionale vengano prese quelle decisioni fino ad oggi rinviate”.