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A Palazzo Corsini in mostra il periodo romano di Mattia Preti

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Roma, 26 ott. (AdnKronos) – “Il periodo romano di Mattia Preti, quello caravaggesco, è certamente il migliore. A Palazzo Corsini si potranno vedere le opere più belle di questo pittore, che, soggiogato dalla lezione di Caravaggio, la restituisce riproducendone soggetti e ambientazioni come in una messa in scena teatrale dei quadri del maestro”. Così Vittorio Sgarbi introduce la mostra da lui ideata “Mattia Preti: un giovane nella Roma dopo Caravaggio”, che si apre mercoledì prossimo, 28 ottobre, alla Galleria Nazionale d’Arte Antica a Palazzo Corsini, e che propone ventidue capolavori per ripercorrere le tappe iniziali della carriera del “Cavaliere Calabrese”, ovvero il suo periodo romano che va dal 1630 al 1650.
Curata da Giorgio Leone e organizzata nell’ambito del programma di eventi promosso dal Comitato per il IV centenario della nascita dell’artista, presieduto dallo stesso Sgarbi, e delle manifestazioni romane legate al Giubileo coordinate dal Mibact, la mostra vuole approfondire un particolare aspetto della vicenda artistica del pittore, fra i maggiori esponenti dell’arte italiana del Seicento: la sua formazione nella Roma papale dopo la morte di Caravaggio. La mostra – organizzata dai segretariati regionali del Mibact della Calabria e del Lazio, con il finanziamento della Regione Calabria – rimarrà aperta dal mercoledì al lunedì, fino al 18 gennaio.
Attraverso ventidue opere provenienti da prestigiose istituzioni europee e italiane, dal Musée des Beaux-Arts di Carcassonne agli Uffizi, dalla Galleria Nazionale di Cosenza alla Pinacoteca di Brera, e da alcune collezioni private italiane, londinesi e svizzere. Capolavori che consentono di ripercorrere le prime tappe della sua carriera, dall’arrivo a Roma fino al 1649, anno della commissione dello stendardo giubilare di San Martino al Cimino.
Tra le opere esposte ci sono alcuni interessanti inediti e veri capolavori della produzione giovanile dell’artista: il Soldato del Museo Civico di Rende, il Sinite Parvulos e il Tributo della moneta di Brera, , la Negazione di Pietro di Carcassonne, la Fuga da Troia di Palazzo Barberini, il Salomone sacrifica agli idoli, la Morte di Catone e il Miracolo di San Pantaleo, considerato la sua prima committenza pubblica romana. Una sezione della mostra, inoltre, è dedicata al complesso rapporto con il fratello Gregorio, anche lui pittore, con cui Mattia Preti collaborò direttamente, come nel caso della Madonna della Purità della Chiesa Monumentale di San Domenico di Taverna.
Il percorso espositivo si incentra sul confronto con le opere presenti nell’allestimento storico della Galleria Corsini realizzate dai grandi maestri ai quali Mattia Preti si ispirò, a partire dal San Giovannino di Caravaggio.