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Alimenti: Coldiretti Vicenza, tra i più imitati anche formaggio Asiago

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Vicenza, 15 gen. (AdnKronos) – “Il terzo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes ed Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare mette in luce ancora una volta quanto siano imitati i nostri prodotti. E questa volta a finire sotto la lente d’ingrandimento sono anche dei prodotti vicentini, tra cui il formaggio Asiago, che tutto il mondo ci invidia e ci viene copiato grossolanamente nei Paesi dell’Est Europa e non solo, propinandolo ai consumatori e spacciandolo per eccellenza italiana”. Questa la denuncia lanciata dal presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola, in occasione della presentazione a Palazzo Rospigliosi a Roma del Rapporto Agromafie 2015.
Gli inganni al consumatore riguardano i prodotti dell’intero stivale: dalla Daniele, mortadella prodotta negli Usa, a kit per preparare il Parmigiano, il Chianti bianco svedese o il vino in polvere per ottenere in poche settimane il Barolo confezionato in Canada. “Nel 2014 l’incremento dell’e-commerce nel nostro Paese è stato del 17% rispetto all’anno precedente – sottolinea il presidente Martino Cerantola – per un volume economico pari a 13,2 miliardi di euro, con il settore agroalimentare che si colloca, forse a sorpresa, al secondo posto, tra quelli che pesano maggiormente sulle vendite online, con una quota del 12%”.
Il formaggio è tra gli alimenti più “cliccati”. Agli acquirenti online, infatti, viene garantito di ottenere i diversi formaggi tipici italiani in tempi brevi, che variano dai 30 minuti ai due mesi. “I danni al Vicentino per la frode dell’Asiago sono consistenti – conclude il presidente Martino Cerantola – anche se appare difficile stimare la perdita a carico delle nostre aziende locali, che osservano norme igienico-sanitarie rigide e fanno di tutto per offrire al consumatore un prodotto straordinario. Ed a fronte di queste attenzioni ci troviamo a fare i conti con kit che presentano etichette che richiamano il tricolore ed utilizzano la denominazione “Italian Cheese” pur non avendo nulla a che fare con l’Italia. Dobbiamo fare squadra tra produttori e le istituzioni tutte devono sostenerci in questa battaglia”.