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Alitalia: lascia partnership con Air France-Klm da gennaio 2017 (3)

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(AdnKronos) – La decisione di lasciare l’alleanza è stata discussa e approvata dal consiglio di amministrazione della compagnia nella riunione che si è svota ieri. Una decisione, questa, destinata a sancire la definitiva separazione tra le due aviolinee, che, negli anni, sono state spesso a un passo dal matrimonio. La nuova Alitalia targata Etihad non intende, dunque, rinnovare quegli accordi sottoscritti nel 2009 che ora non appaiono più vantaggiosi per l’ex compagnia di bandiera italiana.
Nel gennaio del 2009, cioè al decollo della ‘vecchia’ Alitalia Cai, Air France-Klm acquisì il 25% del capitale della compagnia con un investimento di oltre 320 milioni di euro e pagando un sovrapprezzo rispetto agli altri soci italiani. Air France-Klm, alla quale erano state riservate azioni di tipo B rispetto al tipo A destinato agli azionisti italiani, diventava così il principale azionista della compagnia e poteva nominare 3 membri del cda su 19 e 2 membri su 9 del comitato esecutivo.
L’accordo prevedeva un lock up per 4 anni. Fino al 12 gennaio 2013, nessun azionista italiano avrebbe potuto trasferire azioni al di fuori del gruppo di azionisti Alitalia o di Air France-KLM. Durante il quinto anno, tra il 13 gennaio e il 28 ottobre 2013, il trasferimento di azioni a terze parti sarebbe stato possibile, ma solo a condizione che gli altri azionisti non avessero esercitato i propri diritti di prelazione e che il trasferimento fosse approvato dal cda. In quei mesi tutti i riflettori erano puntati sulle possibili mosse del gruppo franco-olandese che aveva la sua occasione per aumentare la propria quota. Ma, viste anche le difficoltà e i problemi che Air France doveva fronteggiare in quel frangente, le cose sono andate diversamente. Air France-Klm ha detenuto la quota del 25% fino al novembre del 2013 quando di è diluita al 7% per effetto della decisione di non aderire all’aumento di capitale di Alitalia.

Ma se in questo caso Air France-Klm non eserciterà il diritto di recesso, Alitalia potrà esercitare un’opzione di acquisto ROMA. Le nuove sinergie tra Alitalia e Air France genereranno – a vantaggio della nostra compagnia di bandiera – un valore di 720 milioni nei prossimi tre anni, contro gli attuali 89 milioni di euro. Lo prevede l’accordo tra i due vettori che hanno stabilito una partnership di otto anni. Per raggiungere questi risultati Alitalia si è riservata il diritto di recesso nell’ipotesi in cui – entro il terzo anno – non sia stato realizzato almeno il 50% delle sinergie previste.
Il Consiglio di amministrazione dell’Alitalia ha dato il via libera all’alleanza con l’Air France dando mandato ai vertici della Compagnia di firmare il memorandum of understanding. L’accordo commerciale sarà definito successivamente e verrà approvato da un nuovo consiglio d’amministrazione previsto per il prossimo 27 luglio. L’intesa , che dovrebbe avere durata decennale, non esclude per il futuro un accordo di azionariato congiunto . INTESA – L’amministratore delegato, Francesco Mengozzi , avrebbe fatto presente che il contenuto dell’alleanza per ora rimarrà riservato e oggi verrà esaminata solo la decisione di sottoscrivere il memorandum di intesa . L’
accordo con Air France sarà di carattere commerciale e verrà sottoposto all’approvazione del consiglio di amministrazione, già convocato per il prossimo 27 luglio. L’alleanza durerà 10 anni e per il primo anno la ripartizione dei ricavi dovrebbe essere 60% Air France e 40% Alitalia. Il secondo anno l’aviolinea francese avrà diritto al 55% contro il 45% dell’Alitalia e dal terzo anno la ripartizione dovrebbe essere paritaria : 50% a ciascuna aviolinea.
COLLABORAZIONE – L’intesa italo-francese è già previsto che sia estesa alla Delta Airlines con l’ingresso dell’ Alitalia nella alleanza globale Sky Team . E lo stesso Mengozzi ha fatto presente che nel corso dei prossimi 10 anni di collaborazione ci potrebbe essere anche un accordo di azionariato congiunto previa approvazione dell’antitrust. Nel corso della riunione l’amministratore delegato della compagnia avrebbe poi annunciato che il nuovo piano industriale sarà definito entro il prossimo mese di ottobre .
Se fosse andata a buon fine l’integrazione tra Alitalia e Klm, avviata nel 1999 e abortita nel 2000, oggi forse avremmo una grande compagnia italo-olandese e Malpensa, che nacque al servizio di quell’alleanza, sarebbe un vero hub. La politica italiana anche allora pasticciò con i decreti per salvare Linate (oggi, curioso, le parti si sono invertite) e Klm sbattè la porta per «mancanza di chiarezza». C’erano anche contrasti sugli assetti di potere, ma resta il fatto che Alitalia rimase sola. In precedenza era stata ipotizzata anche un’integrazione con Air France, che allora era in crisi profonda. Poi lo scenario cambiò radicalmente: Air France, risanata, qualche anno dopo si unì agli olandesi, mentre Alitalia, rimasta sola, cominciò il suo lungo declino. Era ancora una compagnia pubblica, romanocentrica, appesantita dalla politica. Nel 2001 l’attentato alle torri gemelle mise in ginocchio il trasporto aereo e Alitalia affrontò la crisi tagliando rotte e flotta, con un doloroso ridimensionamento dal quale mai si riprese; per fortuna era appena entrata in SkyTeam, la neonata alleanza globale che favorì l’efficienza delle compagnie aderenti mettendo in rete la loro offerta. È del 2002 lo scambio azionario del 2% tra Alitalia e Air France, che seguiva una serie di accordi commerciali di ferro, specie per i voli europei, gestiti in «cassa comune». Sembrava il primo passo verso un matrimonio, invece l’anno dopo arrivò la doccia gelata: Air France nel 2004 acquisì Klm. Gli italiani restarono spiazzati. Cercarono di agganciarsi a quel treno che passava, ma senza successo; da allora il leit-motiv dei francesi fu sempre lo stesso, e cioè: «Alitalia c’interessa, ma solo quando sarà risanata». Invece i conti andavano sempre peggio e quella condizione restò illusoria. Amministratori delegati, presidenti, manager furono risucchiati in una spirale che non risparmiò nessuno: in quegli anni cominciò a serpeggiare l’idea, stravagante fino a un certo punto, che Alitalia non portasse fortuna a chi la guidava. Nel 2006 furono avviati «colloqui esplorativi» da parte dell’Air France di Jean-Cyril Spinetta per valutare un’integrazione. Nel 2007 Alitalia decise di lasciare Malpensa, riconcentrando l’attività di hub su Fiumicino, un ritorno alle origini che all’aeroporto lombardo costò, d’un botto, 8 milioni di passeggeri. Ma era un destino segnato: Alitalia in realtà in Malpensa non aveva mai creduto. Forse in questa scelta c’era già l’ispirazione di Air France, sempre più intenzionata a valorizzare il Charles de Gaulle. Nel 2008, dopo una gara del Tesoro, Air France mise sul piatto 1,7 miliardi per la maggioranza di Alitalia, debiti e obbligazioni. Poi, di fronte alla richiesta di 2.100 esuberi, il sindacato replicò con le sue controproposte e Air France si ritirò. Il resto è storia recente: la procedura fallimentare (ma i voli non furono mai interrotti) e l’acquisto, da parte di una cordata di imprenditori, di flotta, organizzazione, diritti, senza debiti e solo con il personale necessario. Più Air One. Occorreva un partner del mestiere, e arrivò Air France come primo azionista. Ma nonostante l’avvio dorato, nemmeno questa volta Alitalia riuscì a liberarsi delle sue maledizioni.
ir France-KLM deteneva una partecipazione del 2% nella compagnia aerea italiana Alitalia (dal novembre 2005). Il 6 dicembre 2007 ha presentato una manifestazione di interesse a Alitalia per rilevare la quota societaria attualmente di proprietà del Ministero del Tesoro. Dopo alcuni mesi, però, ha ritirato l’offerta. Air France e KLM hanno trasportato nel 2006 71.762.500 di passeggeri,[4] nel 2007 73.670.900 di passeggeri[5] e nel 2008 73.819.200 di passeggeri.[6] Il 12 gennaio 2009 Air France-KLM ha acquistato il 25% del capitale della nuova Alitalia per 323 milioni di euro.[7] Il gruppo è tra i fondatori e gli azionisti della nuova compagnia aerea ivoriana: la Air Côte d’Ivoire, fondata nel 2012, i cui azionisti principali sono lo Stato della Costa d’Avorio (51%), il gruppo Air France-KLM (20% via Air France Finance) e l’Aga Khan Fund for Economic Development (15%). Al 2014 Air France detiene il 7,08% di Alitalia.[8]