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Nella requisitoria il pm Ascione ha ricordato che “Pirelli conosceva il problema amianto” e che “il cda aveva l’obbligo di valutare il rischio amianto; doveva per legge adottare e pretendere che venissero adottate quelle misure che il legislatore aveva messo a disposizione. Il tema ‘così fan tutti’ non è un tema accoglibile in un caso giudiziario; l’unico punto di riferimento è la legalità e il rispetto delle norme giuridiche”. La pena maggiore è stata chiesta per Ludovico Grandi (8 anni) ritenuto responsabile per la morte di 18 persone, stessa accusa per Luciano Isola (richiesta di 6 anni di carcere); per Gianfranco Bellingeri la richiesta di condanna è di 5 anni e mezzo.
L’ex manager Piero Giorgio Serra rischia 5 anni di carcere, richiesta di 4 anni di reclusione per Guido Veronesi (fratello dell’oncologo Umberto Veronesi), rischiano 3 anni invece Omar Liberati, Gavino Manca e Armando Moroni; chiesta invece l’assoluzione per Gabriele Battaglioli, Carlo Pedone e Roberto Picco “perché il fatto non costituisce reato”.
Per il pm Ascione le dichiarazioni dei testimoni hanno fornito “un quadro reale del pericolo” e la necessità di “un intervento strategico e strutturale” affinché venissero utilizzate mascherine e tutte quelle operazioni di “innalzamento di qualità dell’ambiente che spettavano ai vertici della Pirelli. Che vi fosse consapevolezza sulla questione amianto direi che lo abbiamo potuto apprendere grandemente dalla quantità dei racconti”, ma per l’accusa è come se ci fosse stata una “scelta di campo di Pirelli” con il tema delle malattie professionali trattato come “tema di serie B. Perché in cda non si parlava di polvere di amianto negli anni Ottanta? Si doveva, si poteva parlare di sicurezza dei lavoratori”, invece sembrerebbe emergere “una normale disattenzione verso il tema delle malattie professionali”. La prossima udienza è fissata per il 21 gennaio quando parleranno gli avvocati delle parti civili.