Home Nazionale Assistenza psicologica nel corso di emergenze, la lezione della Francia

Assistenza psicologica nel corso di emergenze, la lezione della Francia

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Roma, 19 nov. (Labitalia) – “In Francia hanno la tradizione più antica d’Europa in materia di assistenza psicologica dopo eventi traumatici. Sono organizzati con unità operative di psicologi specializzati in ogni regione e intervengono in ogni tipo di emergenze, anche dopo una rapina a mano armata”. Raffaele Felaco, psicologo dell’emergenza, parla con Labitalia dell’aiuto psicologico che la Francia ha messo in campo per i suoi cittadini, dopo i terribili attentati dei giorni scorsi.
Il paragone con l’Italia, però, ci vede in una posizione non particolarmente felice: “Da noi questa pratica purtroppo è scarsa”. “Ci stiamo sforzando sin dagli anni ’90, cercando di far conoscere il valore dell’aiuto psicologico negli eventi traumatici anche con eventi internazionali -spiega Felaco- ma è un concetto difficile da far capire soprattutto alle amministrazioni centrali”.
In caso di catastrofi naturali o meno, aggiunge Felaco, “invece, sono le amministrazioni locali, più presenti sul territorio e vicine ai cittadini, ad attivarsi più rapidamente e a cercarci”.
Le task force di supporto psicologico alle vittime di eventi traumatici “sono state sperimentate per la prima volta su larga scala in occasione del terremoto che colpì l’Umbria nel 1998 e da allora -ricorda Felaco- sono intervenute in molti altri casi, come il crollo della scuola di S. Giuliano di Puglia e il terremoto de L’Aquila”.
“Oggi psicologi competenti sono presenti nelle squadre che operano per la Protezione Civile, nella Croce Rossa, nelle onlus e nelle associazioni di volontariato”, dice Felaco.
Quando si rimane coinvolti in un evento traumatico, come un attentato o una rapina o un grave incidente d’auto, “ci sono varie fasi -spiega lo psicologo- della reazione post-traumatica: la prima è quella dell’elaborazione, e dura in genere, per la quasi totalità delle persone, un paio di giorni; poi, per quelli che sono stati più vicini all’evento (i familiari, i feriti), c’è un secondo livello in cui il trauma è dato soprattutto dalla consapevolezza che l’evento può ripetersi. E c’è poi un terzo livello che colpisce i soccorritori e tutta la comunità”. Tuttavia, conclude, “a livello soggettivo, è importante dare anche messaggi rassicuranti e non fare solo allarmismi”.