Home Nazionale Ceti sociali svantaggiati e minoranze etniche non raggiungono livelli raccomandati attività fisica Rimuovere ostacoli ad attività fisica, con 150 minuti a settimana meno rischi cuore

Ceti sociali svantaggiati e minoranze etniche non raggiungono livelli raccomandati attività fisica Rimuovere ostacoli ad attività fisica, con 150 minuti a settimana meno rischi cuore

0

Milano, 16 set. (AdnKronos Salute) – Europei popolo di sedentari: adulti che trascorrono intere giornate al lavoro seduti alla scrivania e a casa sul divano a guardare la tv, ragazzi abituati a passare il tempo libero davanti a un computer, intere famiglie che seguono una dieta ricca di grassi, sale e zuccheri e scelgono l’auto per gli spostamenti quotidiani snobbando bici e camminate. A lanciare l’allarme è l’Ufficio regionale dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), le cui stime bollano come ‘insufficientemente attivi’ un terzo degli adulti e due terzi degli adolescenti del Vecchio Continente.
“I sistemi sanitari della regione – avverte il direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Zsuzsanna Jakab, oggi in occasione della 65esima sessione del Comitato regionale dell’Oms per l’Europa, a Vilnius in Lituania – rischiano di essere paralizzati da persone che soffrono gli effetti dell’inattività fisica e della sedentarietà”. Cattive abitudini che nel mondo causano il 6-10% dei casi di malattia coronarica, diabete e cancro al seno e al colon e sono responsabili del 9% della mortalità prematura. Da qui la decisione di lanciare un piano strategico ‘anti-pigrizia’ per rimettere in movimento gli europei.
“Noi possiamo ridurre drasticamente il numero di persone che soffrono di malattie non trasmissibili aumentando i livelli di attività fisica e riducendo i comportamenti sedentari. Per questo abbiamo sviluppato la prima Strategia sull’attività fisica per la Regione europea 2016-2025″. Incoraggiamo i governi a unire le forze e a lavorare in diversi settori per implementare strategie e traslarle a livello nazionale. Ci aspettiamo che tutto questo consenta ai cittadini di vivere meglio e più a lungo, attraverso la promozione dell’attività fisica come una parte non trascurabile della quotidianità”.
Una scelta quella di spronare gli Europei ad abbandonare la vita sedentaria dettata dai noti dati scientifici. Il rischio di malattie del cuore nei soggetti più attivi, ricordano dall’Ufficio regionale dell’Oms, si riduce del 30%. Mentre una quotidianità fatta di inattività fisica in combinazione con un’alimentazione ricca di grassi, sale e zucchero ha contribuito in modo significativo al numero di morti e di invalidità per malattie cardiovascolari nella regione europea. Basterebbero, secondo le stime, 150 minuti di attività fisica moderata a settimana per ridurre in modo significativo il rischio di malattie cardiache.
Nella mappa della sedentarietà spiccano i ceti sociali svantaggiati, le minoranze etniche e le persone con disabilità che fanno meno attività fisica per diversi motivi, in particolare le difficoltà economiche e l’assenza di strutture ricreative o luoghi dove praticarla in sicurezza. Sono queste categorie a non raggiungere i livelli raccomandati dall’Oms. In generale i tassi di sovrappeso e obesità stanno aumentando drammaticamente, segnalano gli esperti: in 46 Paesi della regione europea dell’Oms oltre il 50% degli adulti è in sovrappeso o obeso e in molti di questi il tasso della popolazione adulta ‘oversize’ è vicino al 70%. I dati del ‘Who European Childhood Obesity Surveillance Initiative’ (Cosi) mostrano che in alcune nazioni più del 40% dei ragazzi di 7-8 anni è in sovrappeso e oltre il 20% obeso.
Sono 53 gli Stati membri della Regione europea dell’Oms che hanno riconosciuto la necessità di intervenire, appoggiando la una nuova Strategia sull’attività fisica nell’area per il 2016-2025. Piano che si pone come obiettivo quello di ispirare i governi e tutte le parti interessate a lavorare insieme per aumentare i livelli di attività fisica rimuovendo gli ostacoli, promuovendola, facilitandola. E facendo sì che vi siano posti disponibili dove praticarla in ambienti attraenti e sicuri, spazi pubblici accessibili e infrastrutture. Ma anche garantendo pari opportunità per l’attività fisica, indipendentemente da sesso, età, reddito, istruzione, etnia o disabilità.