Home Nazionale Con Dna donato catalogati genomi di 2.500 persone, ora a disposizione della scienza

Con Dna donato catalogati genomi di 2.500 persone, ora a disposizione della scienza

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Milano, 1 ott. (AdnKronos Salute) – – AAA geni perduti cercasi. Un team internazionale di ricercatori ha dato vita a un maxi catalogo – il più vasto ad oggi – delle variazioni strutturali del Dna, cioè quei cambiamenti registrati in ampie sezioni della sequenza genetica di una persona. Una miniera di informazioni che ha riservato alcune sorprese scientifiche. Per esempio: ‘smarrire’ un gene può essere meno problematico di quanto si pensi.
Il super database creato da scienziati del Laboratorio europeo di biologia molecolare (Embl), dell’università di Washington e colleghi, mostra come queste alterazioni genetiche su larga scala variano nelle popolazioni di tutto il mondo e sarà un faro per futuri studi in materia di genetica, evoluzione e malattie. Il lavoro (svolto con il ‘Progetto 1.000 genomi’) è pubblicato oggi su ‘Nature’, affiancato da un documento sui risultati finali del progetto. “Abbiamo analizzato i genomi di 2.500 persone e siamo rimasti sorpresi nel vedere che più di 200 geni mancano del tutto in alcune persone”, spiega Jan Korbel, che ha guidato le attività all’Embl a Heidelberg, in Germania.
In linea con le conoscenze sulla diversità genetica, il team ha scoperto che le variazioni strutturali presenti nei genomi delle persone dipendono dalla loro area di provenienza. Nelle popolazioni europee e asiatiche le variazioni strutturali hanno apportato un maggior numero di modifiche al genoma rispetto alle popolazioni africane, mentre i genomi africani hanno ospitato una maggiore varietà nel complesso. Gli scienziati hanno anche dimostrato che le variazioni strutturali hanno spesso effetti maggiori rispetto ai cambiamenti nelle singole lettere del genoma. E grazie agli sviluppi tecnologici, sono stati in grado di catalogare nuovi tipi di variazioni strutturali che negli studi precedenti erano state disperse.
“Quando i medici si accorgono che in un paziente manca un pezzo del genoma – commenta Evan Eichler, a capo dei lavori all’università di Washington – hanno la tentazione di abbinare quest’assenza a una diagnosi. Ora possiamo dire che ci sono alcuni geni che in realtà non dovrebbero essere usati così per cercare di spiegare le malattie”.
“Il nostro lavoro – afferma Oliver Stegle che con il suo team ha preso parte allo studio – mostra che le variazioni strutturali sono spesso suscettibili di avere conseguenze funzionali. Ora possiamo dire ai ricercatori dove guardare quando cercano di capire le cause genetiche di una determinata condizione”.
I dati sono stati immediatamente messi a disposizione online e, attraverso questa ‘banca’ pubblica, altri scienziati hanno già cominciato a usarli. Tanto che i ricercatori hanno pubblicamente ringraziato “tutti coloro che hanno donato il loro Dna” per la causa.