Home Nazionale Dal fico d’India al mangime di qualità, premiati a Expo cinque progetti innovativi

Dal fico d’India al mangime di qualità, premiati a Expo cinque progetti innovativi

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Roma, 26 ago. (AdnKronos) – Dalla gestione dei micro-allevamenti nell’Africa sub-sahariana all’utilizzo delle potenzialità nascoste dei fichi d’India: cinque progetti di startup, aziende e centri di ricerche vengono premiati in occasione del ‘Sustainable Technologies and Cooperation in Food and Agriculture & Unido International Award 2015’, organizzato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche ed Unido Italia.
Le premiazioni si svolgono questo pomeriggio all’Auditorium di Cascina Triulza. Protagonista dei progetti è, dunque, l’innovazione nell’utilizzo delle risorse agricole. Come Foodwa (Solwa – Italia), un sistema innovativo e autonomo ad energia solare per l’essiccamento di biomasse alimentari (frutta, verdura, pesce e carne) al fine di migliorare la loro conservazione in un’ottica di commercializzazione o estrazione di oli essenziali utili all’industria chimica e cosmetica.
Jellyfish Barge (Pnat – Italia) è un sistema in grado di produrre alimenti senza il consumo del suolo, di acqua dolce e di energia chimica. Si tratta di una serra modulare galleggiante al cui interno un sistema di coltivazione idroponica garantisce un risparmio del 70% di acqua rispetto alle colture tradizionali grazie al riciclo dell’acqua. Inoltre, grazie all’energia solare, la serra è anche in grado di produrre acqua pulita (fino a 150 litri al giorno) da acqua salata, salmastra o inquinata. L’energia che fa funzionare Jellyfish è fornita da pannelli fotovoltaici, mini turbine eoliche e un sistema che sfrutta il moto ondoso per produrre elettricità.
Per affrontare il problema della malnutrizione e sottoalimentazione nei Paesi dell’Africa sub-sahariana, la startup Buslin (Smallholders’s Livestock Network Buslin, André Ndereyimana e Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza – Burundi/Italia) ha sviluppato un’innovazione gestionale per la catena agroalimentare, specializzandosi nella produzione e commercializzazione degli alimenti di origine animale tramite una rete capillare di produttori familiari rurali e peri-urbani. In misura proporzionale alle capacità e alle risorse proprie, ogni famiglia si impegna ad allevare animali seguendo le prassi della start-up, la quale assume a sua volta il rischio sul capitale investito e garantisce assistenza tecnico-finanziaria.
Il progetto indiano Cattle Mettle (Nikhil Bohra, Krimanshi Technologies Private Limited) ha l’obiettivo di sviluppare una linea di produzione e fornitura di mangime di qualità, accessibile e a basso costo per l’allevamento dei bovini, parte integrante dell’economia rurale in molti Paesi. Il foraggio individuato si basa sul prodotto dell’albero Mesquite (Prosopis juliflora), considerato una specie invasiva e diffusa in India come in molti altri Paesi in via di sviluppo, anche semi-aridi.
Alla base del progetto di Rosa Palmeri (Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente Università di Catania) vi è la considerazione che la cactacea sicuramente più conosciuta, diffusa e apprezzata nel mondo, il fico d’India, non sia sufficientemente sfruttata per le reali potenzialità dei suoi frutti (sia la polpa che i sottoprodotti derivanti, semi e bucce per uso umano ed animale). Il processo di lavorazione innovativo proposto è composto da semplici operazioni che permettono di avere un prodotto nutriente che rispetto al frutto fresco, altamente deperibile, possa conservare tutte le caratteristiche originarie ed avere una shelf life di oltre 12 mesi.