Home In Evidenza Desideri risponde a Bobini: “Ospedale di Bibbiena, altro che chiusura, strutture all’avanguardia”

Desideri risponde a Bobini: “Ospedale di Bibbiena, altro che chiusura, strutture all’avanguardia”

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Desideri risponde a Bobini: “Ospedale di Bibbiena, altro che chiusura, strutture all’avanguardia”

Apparati di radiologia tutti digitali e di ultima generazione. Mai messo in discussione il futuro di questo presidio né dall’Azienda né dalla Regione. “Basta ascoltare le false voci di corridoio, la mia porta sempre aperta per confrontarsi sulle cose serie”

BIBBIENA – «Quando si getta discredito su una struttura sanitaria citando come fonti “voci attendibili di corridoio”, mi trovo costretto pur non essendo nel mio stile, a rispondere in prima persona”. Parla così Enrico Desideri che reagisce alle affermazioni di Valerio Bobini, presidente del Crest, riferite al futuro dell’ospedale del Casentino. «Quando si informano i cittadini ci si deve basare sui dati reali e non su notizie che sembrano create ad arte – afferma il Commissario di area vasta sud-est Desideri – perché per gli utenti il rapporto di fiducia è un elemento fondamentale. Sentirsi dire, come fa Bobini, che i macchinari dell’ospedale di Bibbiena sarebbero ormai vecchi, basandosi su ipotetiche fonti anonime, è palesemente falso e rischia di ingenerare paure ingiustificate. A Bibbiena non si dovranno cambiare i macchinari solo perché la radiologia dell’ospedale è fra le più moderne della rete ospedaliera aretina. Tutto è digitalizzato. La Tac è fra quelle di ultima generazione (a 16 slice come sanno bene tutti gli operatori del nostro ospedale). Al pari di quelle che si trovano ad Arezzo o in Valdarno. Per quanto riguarda le mammografie, e lo sanno bene le donne chiamate per lo screening biennale e che hanno in mano la lettera con l’invito e l’appuntamento – prosegue Desideri – si fanno sempre presso l’ospedale grazie al mammografo mobile digitale donato fra gli altri anche dal Calcit del Casentino. Stessa procedura degli anni passati. Stessa procedura per le zone Valtiberina e Valdichiana. Tutte notizie note agli operatori sanitari, agli amministratori locali, alle associazioni di volontariato, insomma a tutti coloro che volevano conoscerle. A questo proposito mi piace ricordare a Bobini – spiega ancora Desideri – che notizie certe le può trovare quando vuole presso i dirigenti dell’ospedale o del distretto o se preferisce, presso il mio ufficio che da sempre è aperto a tutti, così come lo è quello del vicecommissario nello stesso modo di quando noi eravamo rispettivamente direttore generale e direttore sanitario della asl aretina. E come lo sarà in futuro, senza basare notizie allarmistiche sulle “voci di corridoio” tutt’altro che “attendibili”».

Le dichiarazioni di Bobini sono state fatte a lato della consegna delle firme per il referendum contro la legge di riforma del sistema sanitario toscano. «Faremo di tutto affinchè la legge voluta da Enrico Rossi non consenta la chiusura dei piccoli presidi ospedalieri come quello di Bibbiena».

Il Commissario dell’azienda sanitaria di area Vasta sud-est Desideri ricorda a Bonini che «non c’era bisogno del referendum, per salvare l’ospedale che non lo è oggi e non lo è mai stato a rischio di chiusura. Cosa penso io dei cosiddetti piccoli ospedali l’ho dichiarato mille volte: non è in discussione la loro permanenza. E nemmeno il loro sviluppo. In questi ospedali, addirittura, particolari prestazioni specialistiche risultato essere per il sistema meno onerose che altrove e hanno una qualità indiscutibile. E’ sulla qualità e sulla garanzia della salute dei cittadini che vorrei dibattere, non sulla inesistente per me (e per tutte le politiche regionali contenute anche nella legge) ipotesi di chiusura di questa struttura».

Dico per chiudere a Bobini, ma vale per chiunque altro, che sono sempre disponibile come persona e come Azienda per discutere seriamente sui corretti percorsi di cura, sulla appropriatezza, sulla equità dell’assistenza ai cittadini. Le voci di corridoio devono lasciare il tempo che trovano e non essere utilizzate come “fonti” per accendere polemiche sul nulla».