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Duro il giudizio della Corte dei conti sulla Regione Sicilia

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Palermo, 3 lug. (AdnKronos) – Al 31 dicembre 2014 il debito residuo complessivo della Regione siciliana è pari a 5,5 miliardi di euro di cui 5,3 miliardi a proprio carico e la restante parte (208) rimborsata dalla Stato. Il dato è emerso nel corso della presentazione del rendiconto generale della Corte dei conti della Regione siciliana a Palazzo Steri, alla presenza del Governatore Rosario Crocetta, dell’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, del sottosegretario Davide Faraone, del vicepresidente del Consiglio di presidenza della Corte di Conti Enrico La Loggia, e di altre autorità civili e militari. Il giudizio dei magistrati contabili è, ancora una volta, molto severo nei confronti della Regione. “Lo stock del debito si attesta su un livello superiore rispetto a quello del 2013 – dicono i giudici della Corte dei conti – registrando un trend crescente del 3,05 per cento”. La Regione ha fatto ricorso a due anticipazioni di liquidità per complessivi 900 milioni di euro concesse dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
“L’onerosità della situazione debitoria della Regione si percepisce con ancora maggiore evidenza – dicono i giudici nel rendiconto generale – se si considera che, entro il 2015, allo stock del debito già contrattato si aggiungerà la prevista sottoscrizione di un ulteriore prestito, pari a ,7 miliardi di euro. Per effetto di questa operazione l’importo complessivo dell’onere restitutorio dell’amministrazione regionale ammonterà a circa 7,9 miliardi di euro”. Per i magistrati contabili “particolarmente preoccupante appare il livello assunto dal debito pro capite che, dai 1.028 euro dell’anno precedente, nel 2014 raggiunge i 1.040 euro”.
I giudici non risparmiano ulteriori critiche alla Regione: “Va segnalato – dicono – che nonostante i ripetuti rilievi delle sezioni riunite, non è stato predisposto in bilancio alcun fondo di riserva finalizzato a limitare l’impatto degli esborsi futuri per i flussi differenziali”. E ancora, occhi puntati sul personale delle società partecipate: “ammontano a oltre 272 milioni di euro”. Non solo. Rilievi vengono espressi anche sulla “sedimentata criticità del sistema delle società pubbliche regionali. E’ emerso come le stesse siano state utilizzate non già come soluzione efficiente per il migliore proseguimento di scopi pubblici ma piuttosto come strumento elusivo di divieti e vincoli legislativi”.