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Grasso: danni a Ue da unilateralismo in lotta anti Is

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Roma, 16 nov. (AdnKronos) – “L’Unione sta attraversando da tempo ormai un momento di fragilità, per l’impatto della crisi economica e per l’incapacità di affrontare con coesione e con solidarietà i flussi di profughi e migranti. L’unilateralismo praticato anche sulla lotta allo Stato Islamico e sul futuro della Siria e della Libia ha danneggiato tutti e l’Unione come tale. Il mio auspicio è che l’Unione europea sappia ritrovare le ragioni dell’unità di intenti e azione, attraverso una profonda strategia politica nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, condivisa, meditata e seria”. Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso all’incontro promosso dalla Rivista Italiana di Geopolitica Limes “Traffici e terrorismo”, alla Sala Capitolare.
“Al tempo stesso -ha aggiunto- è necessario che la collaborazione delle strutture di intelligence e di polizia in questa materia, già molto intensa, sia razionalizzata e centralizzata per evitare che lo scambio di dati e informazioni si disperda nelle complessità dei sistemi nazionali di prevenzione e repressione. Le modalità di reclutamento degli operativi attraverso il web richiede poi sforzi nuovi per condividere mappature, modalità e tecnologie”.
Il richiamo dei terroristi dello Stato Islamico “a valori religiosi, abusivi e storpiati, deve essere correttamente inteso -ha sottolineato Grasso- come la copertura ideologica posticcia di un fenomeno che è prevalentemente criminale e geopolitico. Lo Stato Islamico è una creazione geopolitica a vocazione territoriale che riempie i vuoti causati dalla debolezza e dall’assenza di politica ed istituzioni nell’area fra Siria e Iraq, oggi conosciuta come Siraq. La struttura dello Stato Islamico è largamente concepita attorno ad attività criminali necessarie per la sua sopravvivenza e per la fornitura di servizi ai suoi ‘cittadini’. Fra questi il traffico di droga, di esseri umani, di armi e di beni culturali”.
“Andando più indietro nel tempo -ha affermato Grasso- sono già ben note da molto le interconnessioni fra terrorismo, criminalità organizzata e traffici. Io stesso, quando svolgevo funzioni di Procuratore Nazionale Antimafia, ho avuto modo di accertare forme non solo di cooperazione, ma anche di commistione e sovrapposizione dei fenomeni. In Italia i processi hanno svelato particolari forme di rapporto fra le mafie e segmenti del terrorismo interno, nella commissione di alcuni delitti e di certe stragi; ed è poi stato riconosciuto da sentenze ormai definitive il carattere eversivo della strategia adottata da Cosa Nostra in un preciso momento storico: mi riferisco in particolare alle stragi commesse a Firenze, Roma e Milano nel 1993 e nel 1994”.
Grasso rileva che “l’esperienza internazionale evidenzia tre forme di commistione fra i due fenomeni. Nella prima forma, la più diffusa, i gruppi terroristici fanno ricorso a delitti a fini di profitto, come traffici di beni illeciti e di esseri umani ed estorsioni, per finanziare la propria esistenza e le proprie azioni. Nella seconda forma a convergere sono le rotte e le modalità di spostamento di beni e persone, che coincidono sia nel caso di traffici sia nel caso di azioni terroristiche ed eversive. Infine, in Italia, in Messico e in altri paesi le mafie hanno sperimentato modalità di attacco allo Stato tipiche di terrorismo ed eversione, caratterizzate dall’uso di strumenti che determinano la morte indiscriminata di vittime estranee ed inermi”.
In termini di politica criminale, queste interrelazioni inducono a studiare strategie diverse dal passato, fra le quali ad esempio l’uso estensivo degli strumenti di aggressione ai patrimoni illeciti. Concludo. La politica in questi giorni ha la difficilissima responsabilità di tutelare la vita e la serenità dei cittadini, mantenendo però sempre la saggezza e la lucidità necessarie per combattere la barbarie solo con gli strumenti dello Stato di diritto, della democrazia, del multilateralismo e della diplomazia”.
“Per questo -ha evidenziato il presidente Grasso- sento forte il dovere di ripetere che il nostro impegno contro il terrorismo non deve mai mettere in discussione il dovere, morale e giuridico, di accogliere le persone incolpevoli che fuggono da guerre, persecuzioni e dagli orrori dello Stato Islamico; e l’obbligo di proteggere i diritti fondamentali e la libertà di credo di ciascuno, che sia cittadino o migrante”.
“Io sono convinto -ha continuato- che l’approfondimento e le analisi di chi si impegna nella ricerca e nello studio siano in questo momento un prezioso antidoto alla superficialità e al semplicismo di cui abbiamo purtroppo avuto qualche esempio in queste ore”.
“Non esito a definire irresponsabile, pericoloso e controproducente -ha concluso- il tentativo di chi intende alimentare la comprensibile paura e lo smarrimento dei cittadini, instillando odio e rancore verso chi è diverso e del tutto incolpevole e vive con altrettanta paura i nostri tempi”.