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Ilo, istruzione di qualità per combattere lavoro minorile

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Roma, 10 giu. (Labitalia) – “Quest’anno, la Giornata mondiale contro il lavoro minorile pone l’accento sull’importanza dell’istruzione di qualità per lottare efficacemente contro il lavoro minorile”. A dirlo l’Ilo, Organizzazione internazionale del lavoro, in occasione della Giornata mondiale che, anche quest’anno, si celebra venerdì 12 giugno.
“Dobbiamo agire con urgenza -avverte- in effetti, nel 2015, la comunità internazionale si prepara a esaminare le ragioni per cui non sono stati raggiunti gli obiettivi di sviluppo relativi all’istruzione, e anche a stabilire nuovi obiettivi e nuove strategie”.
Secondo le più recenti stime mondiali, informa l’Ilo “sono circa 120 milioni i minori tra i 5 e i 14 anni ad essere coinvolti nel lavoro minorile; il fenomeno colpisce ragazze e ragazzi nelle stesse proporzioni. Fra le principali cause della persistenza del lavoro minorile: la povertà e la carenza di lavoro dignitoso per gli adulti, la carenza di protezione sociale e l’impossibilità di garantire a tutti i minori la frequenza scolastica fino all’età minima per l’ammissione all’impiego”.
Di qui l’appello dell’Ilo “per l’istruzione gratuita, obbligatoria e di qualità per tutti i minori, almeno fino all’età minima per l’ammissione all’impiego, e una azione decisa a favore di colore che sono attualmente coinvolti nel lavoro minorile; nuovi sforzi per garantire la coerenza e l’efficacia delle politiche nazionali sul lavoro minorile e politiche che garantiscano l’accesso a una istruzione di qualità, e investimenti a favore degli insegnanti”.
“Molti dei minori che lavorano -sostiene- non frequentano per niente la scuola. Altri riescono a conciliare scuola e lavoro, ma perlopiù a discapito della propria istruzione. Senza adeguata istruzione e senza qualifiche, una volta diventati adulti, i minori che hanno lavorato avranno più probabilità di trovare un lavoro precario pagato poco, o di essere disoccupati. Inoltre, è molto alta la probabilità che anche i loro figli siano costretti a lavorare. Infrangere questo circolo vizioso rappresenta una sfida mondiale nella quale è fondamentale il ruolo dell’istruzione”.
“L’istruzione gratuita, obbligatoria e di qualità -continua l’Ilo- fino all’età minima per l’ammissione all’impiego costituisce uno strumento chiave per porre fine al lavoro minorile. La frequenza scolastica sottrae almeno parzialmente i minori al mercato del lavoro e costituisce la base per acquisire le qualifiche necessarie a una futura occupazione redditizia. La crisi mondiale dell’occupazione giovanile, insieme ai problemi che incontrano i giovani al momento del passaggio dalla scuola al lavoro, dimostra quanto sia necessaria una istruzione pertinente e di qualità, in grado di sviluppare le qualifiche indispensabili per riuscire nel mercato del lavoro e nella vita in generale”.
Nonostante le sfide, ammette l’Ilo “si registrano alcuni progressi, ma c’è anche spazio per progressi ulteriori. Da 10 anni, il lavoro minorile tende a diminuire mentre si registra un aumento della frequenza scolastica. Ma resta ancora molto da fare per eliminare del tutto il lavoro minorile. La cosa più urgente ora è di trarre vantaggio dalle esperienze positive per poter agire con più rapidità”.
Fra le azioni urgenti più necessarie, sempre secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro: provvedere all’istruzione gratuita, obbligatoria e di qualità; garantire a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi un ambiente educativo sicuro e di qualità; fornire opportunità ai più grandi che non hanno avuto la possibilità di studiare, di seguire programmi mirati di formazione professionale che forniscano anche le basi dell’istruzione; garantire l’applicazione di una legislazione coerente in materia di lavoro minorile e di frequenza scolastica.
E ancora promuovere politiche di protezione sociale per favorire la frequenza scolastica; garantire l’adeguata formazione, la professionalità e la competenza degli insegnanti, assicurando loro condizioni di lavoro dignitoso fondato sul dialogo sociale; proteggere i giovani lavoratori durante la transizione dalla scuola al lavoro, impedendo che essi vengano intrappolati in forme di lavoro inaccettabili.