Home Attualità La ricerca, brand professionale nuovo biglietto visita per imprese

La ricerca, brand professionale nuovo biglietto visita per imprese

0

Roma, 4 mag. (Labitalia) – Il brand professionale è il nuovo biglietto da visita per le imprese. E’ quanto emerge dalla ricerca ‘New norms @work’, diffusa da LinkedIn, la più grande rete professionale su Internet al mondo. “L’asset più importante -si legge- per ‘fare bella figura’, e rassicurare chi si ha intorno della propria abilità sul campo, sembra essere il personal branding. Il personal branding è l’immagine che si trasmette di sè sia off che on line, nel proprio ambiente lavorativo come a casa, e coinvolge tutte le abilità del professionista, anche quelle che a prima vista potrebbero essere considerate poco significative sul posto di lavoro”.
La ricerca illustra poi in che modo i professionisti di tutto il mondo stiano ridefinendo i propri brand professionali per adattarsi al nuovo mondo del lavoro, sia on line che sul campo. “Le norme a cui attenersi sul luogo di lavoro -ha affermato Marcello Albergoni, Head of LinkedIn Italia- continuano a cambiare con l’evolversi delle culture, dei settori e delle generazioni. L’unica costante è l’importanza di realizzare e consolidare un brand professionale forte.
“La nostra ricerca -ha chiarito Albergoni- dimostra che, oltre alla presenza on line, ci sono molte altre componenti di cui i professionisti devono tenere conto quando definiscono il loro brand professionale, tra cui il modo in cui si vestono, come condividono le loro opinioni e le precedenti esperienze lavorative”.
E l’indagine mostra che, “anche se in molti ambienti lavorativi ormai è ammesso un abbigliamento più casual, i professionisti continuano a vestirsi in maniera adeguata alla loro posizione”. “Per prepararsi per una giornata di lavoro, il 14,6% degli italiani impiega lo stesso tempo che dedica a prepararsi per uscire la sera – sottolinea – mentre il dato internazionale è inferiore (9,8%) e il Giappone si posiziona come ultimo (2,8%)”.
“Se in Giappone -continua- si tende ad avere un armadio separato per abiti da lavoro e per il tempo libero nel 67,6% dei casi e in Germania nel 64,1% dei casi, solo il 44,5% degli italiani ha questa esigenza. In Italia il 24,7% delle donne lavoratrici ritiene di essere giudicata maggiormente per quello che indossa al lavoro, ma solo il 0,9% di loro viene ripresa sul posto di lavoro per un abbigliamento sconveniente”.
Se si analizza il comportamento dei lavoratori italiani, sostiene LinkedIn, “sarà possibile trovare la categoria degli ‘yes employee’, ovvero coloro i quali tendono ad assecondare il capo senza mai mettere in discussione le sue opinioni”. Dalla ricerca emerge che questo dato ha un divario significativo tra generazioni: il 58,1% dei lavoratori tra i 18 e i 25 anni si considera un ‘yes employee’, mentre è di quasi dieci punti percentuali in meno nella fascia di lavoratori 55-65 anni (47,3%), per poi subire un picco nella fascia +60 anni (66,7%).
A livello internazionale, questo divario tra generazioni è addirittura maggiore: la fascia 18-25 anni si considera ‘yes employee’ nel 57,8% dei casi, mentre la fascia 55-65 anni solo nel 31,9%; cade in picchiata, se comparata al dato italiano, la percentuale di ‘yes employee’ nella generazione +60 anni 26,2%.
Un brand professionale immacolato è estremamente importante per i moderni professionisti. In base ai risultati dello studio di LinkedIn, oggi i professionisti sono disposti a fare qualsiasi cosa per proteggere la loro reputazione, anche se questo vuol dire essere disonesti. Non è questo il caso degli italiani: mentre il 53,2% dei lavoratori internazionali dichiara che se fosse licenziato dalla propria azienda si adopererebbe per nascondere questa informazione, in Italia ben il 51% sarebbe onesto su quanto accaduto senza insabbiare la cosa.
Nell’attuale era digitale, molto spesso è dalla foto del profilo di un professionista che si ricava la prima impressione. Analizzando i diversi settori, emerge che i professionisti su LinkedIn che operano nel campo del recruitment, della moda, dei beni di lusso e nel settore alberghiero tendono a cambiare la loro immagine del profilo più spesso rispetto alla media. Non a caso, gli esponenti della cosiddetta generazione Y sono quelli che cambiano più spesso l’immagine del profilo, diventando il gruppo demografico più visualizzato su LinkedIn.
Da un confronto globale tra i 19 paesi che hanno partecipato allo studio è emerso che il valore attribuito al brand professionale nei vari paesi è simile, con alcune differenze tra i mercati. A livello globale, più di un quarto dei professionisti ha affermato di sentirsi motivato quando i colleghi discutono dei successi ottenuti sul luogo di lavoro. In tutti i mercati, un quarto degli intervistati ammette che le donne vengono giudicate maggiormente per quello che indossano al lavoro.
In India, un quarto dei professionisti con un’occupazione a tempo pieno ha affermato di indossare più frequentemente un completo o un abbigliamento formale per andare al lavoro, in confronto al solo 3% dei colleghi in Svezia. L’Indonesia ha la percentuale più elevata (51%) di professionisti che curano attentamente l’immagine del proprio profilo, in confronto al solo 4% in Giappone.
I professionisti danno voce alle loro opinioni a livello globale. Alla domanda su quale sia la prima cosa che farebbero oggi, rispetto agli inizi della loro carriera, più della metà dei professionisti di tutto il mondo ha affermato che non avrebbe problemi ad affrontare il proprio responsabile, esprimendo chiaramente la propria opinione, mettendo in discussione le idee altrui e così via.