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La rilevazione, in crescita occupati con agenzie

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Roma, 25 feb. (Labitalia) – “Nel 2014 sono stati 215 mila i lavoratori alla dipendenze di un’agenzia per il lavoro, per un totale di 3 milioni e 600 mila cedolini stipendio. Per un giro di affari pari 6,9 miliardi di euro, con un incremento del 12% rispetto al 2013”. E’ quanto emerge dalla rilevazione del Centro studi Assosomm, Associazione italiana delle agenzie per il lavoro, in cui si sottolinea la crescita del numero di coloro che trovano impiego tramite le agenzie stesse: “Un dato confortante dal momento che il primo pensiero va al numero di posti di lavoro, in ragione di questo business, fattivamente procurati per le persone che si sono rivolte a un’agenzia per il lavoro in cerca di occupazione”.
“Nel solo 2014 -si legge- sono stati versati all’Inps 1,6 miliardi di euro e premi Inail per 125 milioni di euro. Sono state lavorate, inoltre, qualcosa come 350 milioni di ore per un ammontare di 3 miliardi di euro in salari netti”.
“I primi 2 mesi del 2015 -precisa- offrono una prospettiva piuttosto rosea, dal momento che si registra un +15% rispetto al primo bimestre del 2014. Se il mercato riprende di pari passo anche la richiesta di manodopera in somministrazione, una cartina di tornasole ormai sperimentata nella sua efficacia previsionale. C’è, quindi, di che ben sperare”.
“Siamo soddisfatti -commenta il presidente di Assosomm Rosario Rasizza- per queste prospettive di ripresa. Accogliamo con favore ogni progetto di riforma che semplifichi il fin troppo frastagliato quadro normativo dell’attuale mercato del lavoro. Ogni iniziativa che punti a riportare le forme contrattuali in un quadro che ne impedisca l’abuso (come il caso delle finte partite iva) deve essere auspicata”.
“Tuttavia, ricorderei a tutti -spiega- che oggi esistono già almeno tre possibilità: l’assunzione a tempo indeterminato (che comunque è corretto che continui ad esistere nel momento in cui un datore di lavoro abbia necessità di avere un dipendente costantemente in forza), il tempo determinato (il cui uso andrebbe regolato in modo tale che vi si ricorra solo nel caso in cui sussistano effettivamente le condizioni per cui il lavoro conosca già preliminarmente un proprio momento di fine)”.
Oltre -precisa Rasizza- alla buona flessibilità, resa possibile dalle agenzie per il Lavoro che hanno le carte per rendersi garanti di inserimenti lavorativi tutelati dal punto di vista della previdenza sociale e della sicurezza”.
“Inoltre -sottolinea Rasizza – aggiungerei che, prima ancora di addentrarci nel merito delle opportunità di riforma tecnica delle leggi che regolano il mercato del lavoro, bisognerebbe fare riflessioni sul sostegno all’imprenditoria italiana, e sul sistema della piccola media e impresa in particolare, alla base di tutta la nostra economia nazionale”.
“Il lavoro non si crea -ammette- per decreto e nessuna formula normativa può incentivare di più un’azienda a impegnarsi in nuove assunzioni se non un sistema sinceramente tutelante e fiducioso, che per prima cosa abbassi il costo del lavoro”.
“Il lavoro non è un lusso, ma in Italia -precisa- viene tassato come tale. Proviamo a migliorare questo dato di fatto e poi concentriamoci su altro. Non è il modo per assumere correttamente un lavoratore che ad oggi manca in Italia, ma le condizioni economiche di base per pensare di assumere, al di là del quadro normativo entro il quale è possibile farlo”