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L’Urologia aretina a quota 1.000 interventi con il robot Da Vinci

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L’Urologia aretina a quota 1.000 interventi con il robot Da Vinci
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Eseguiti due interventi complessi in casi con anomalie congenite (fusione dei due reni in uno unico e tumori diffusi), con la Chirurgia Robotica con la Fluorescenza ad infrarossi e l’iPad per la cura dei tumori renali complessi

AREZZO – Da quando il robot è stato istallato al San Donato (fine 2011), la sola unità operativa di Urologia ha raggiunto quota 1.000 interventi: Arezzo è così diventato punto di riferimento anche fuori regione per la cura del tumore della prostata e del rene con il robot Da Vinci.

I casi che afferiscono dal Centro e dal Sud Italia sono sempre più numerosi e complessi sotto il profilo tecnico-sanitario.

Gli ultimi due di questa natura, con una elevata complessità, riguardano il trattamento di tumori renali. Questi due pazienti sono arrivati da Umbria e Lazio. In entrambi i casi i pazienti presentavano una anomalia congenita dei reni con una situazione di fusione dei due reni in uno unico. Tali condizioni mettono il paziente, in caso di tumore in uno dei due reni, ad alto rischio di dialisi.

Il primo caso trattato presentava un tumore della via escretrice in una condizione chiamata “rene a ferro di cavallo” in cui i reni sono uniti dal polo inferiore (come i gemelli siamesi). E’ stato necessario separare il rene destro dal rene sinistro per l’asportazione di quello malato.

L’intervento è stato eseguito con il robot Da Vinci e una telecamera a infrarossi che permette la visione fluorescente degli organi raggiunti dal sangue. Questo ha permesso di identificare con precisione la zona di fusione tra i due reni.

Il secondo paziente era affetto da oltre 14 tumori renali in un una situazione in cui entrambi i reni erano uniti e posizionati nella parte sinistra nell’addome. Questo caso è stato dapprima studiato e poi trattato in modo multidisciplinare e proprio grazie alla collaborazione tra specialisti si è potuto intervenire sul paziente nel modo meno invasivo possibile e salvarlo dalla dialisi.

Dopo una ecografia con mezzo di contrasto eseguita dalla Dr.ssa Laura Lapini per tentare una biopsia di una delle lesioni, la Dr.ssa Annalisa Magnolfi ha eseguito una TAC con ricostruzione vascolare perché l’anatomia dei vasi risultava molto complessa, con multiple arterie e vene.

Sulle immagini della TAC, presso il Centro IRCAD di Strasburgo è stata prodotta una ricostruzione anatomica tridimensionale  con l’applicativo Visible Patient.

Tale ricostruzione digitale tridimensionale delle immagini del rene, delle arterie e dei tumori è stata riportata su un iPad che ha supportato i chirurghi della Urologia di Arezzo, nell’isolamento delle numerose arterie e vene renali.

Il modello di realtà virtuale ha consentito di pianificare quali arterie chiudere selettivamente nel momento dell’asportazione dei tumori e prevedere la zona di ischemia realizzata.

Grazie a questa modalità operativa, e nuovamente alla telecamera ad infrarossi e fluorescenza, due lesioni caratterizzanti anche tutte le altre, sono state asportate senza sofferenza del rene.

A questo punto, grazie alla rapida diagnosi istologia intraoperatoria, eseguita dal Dr. Andrea Carnevali e dalla Dr.ssa Rossella Occhini si è potuto confermare la natura dei tumori e preservare il restante tessuto renale.

I pazienti sono stati dimessi rispettivamente dopo 2 e 4 giorni dall’intervento, senza dover incorrere nella dialisi.

Questi casi hanno goduto del vero vantaggio della robotica e del computer applicato alla chirurgia, ovvero quello di “amplificare” ciò che il chirurgo vede con i suoi occhi, che è inevitabilmente limitato. La tecnologia di ricostruzione anatomica tridimensionale, attualmente utilizzata con il computer e iPad, è di fondamentale importanza per la pianificazione di questi interventi e per la loro esecuzione con accuratezza e precisione.

Tali casi saranno proposti dai medici dell’Urologia del San Donato ai prossimi convegni nazionali ed internazionali come esempi di applicazione delle nuove tecnologie in tali circostanze, che ad Arezzo stanno facendo affluire sempre più pazienti da molte parti d’Italia.