Città del Messico, 28 gen. (AdnKronos/Dpa) – Il procuratore generale del Messico, Jesus Murillo Karam, ha difeso la sua decisione di dare per morti i 43 studenti scomparsi quattro mesi fa, anche se solo i resti di alcuni di loro sono stati identificati con il test del Dna. “Ho tre individui che mi confessano di avere ucciso. Ho i resti”, ha affermato riferendosi alle ceneri ed oltre 60mila frammenti di ossa carbonizzati trovati in un cassonetto.
Secondo la procura, i giovani sono stati uccisi e bruciati dopo essere stati fermati dalla polizia locale e consegnati ad un gruppo criminale il 26 settembre a Iguala, 200 chilometri a sud della capitale.