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Openjobmetis, al via selezione badanti con ‘Divisione family care’

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Milano, 18 mar. (Labitalia) – Anche le badanti entrano nel mondo delle agenzie per il lavoro. Per questo Openjobmetis ha deciso di dedicarsi alla loro ricerca e selezione tramite una nuova e apposita divisione specializzata, denominata ‘Divisione family care’. Ha anche organizzato due convegni, a Milano e a Padova, i prossimi 24 e 26 marzo, ‘Welfare familiare: l’anziano oggi, una ricchezza di cui prendersi cura’ con Francesco Maietta, responsabile Politiche sociali Fondazione Censis, don Antonio Mazzi e il sociologo Paolo Crepet.
“Desideriamo rivolgerci -spiega Rosario Rasizza, amministratore delegato di Openjobmetis- con questi due nuovi appuntamenti a tutte quelle famiglie che oggi si trovano nella delicata necessità di assicurare assistenza ai propri anziani”.
“La nostra agenzia per il lavoro -fa notare- vuole, quindi, essere un punto di riferimento sociale, occupandosi non solo della selezione e della gestione delle assistenti familiari, ma anche e soprattutto dando sicurezza, serenità e prontezza di risposte alle famiglie che mettono i propri cari nelle mani di una persona che non conoscono e con la quale devono necessariamente instaurare un rapporto di stima e di fiducia”.
Dati alla mano, ricorda Francesco Maietta, “sono 2,5 milioni gli anziani che, in Italia, vivono in casa propria o di parenti con limitazioni funzionali (il 20% circa degli anziani nel nostro Paese) e hanno bisogno di assistenza”. “Le famiglie italiane – spiega – spendono oltre 9 miliardi di euro l’anno per la cura dei propri cari, mentre si calcola che la spesa pubblica per la long term care per gli anziani non autosufficienti sia pari all’1,28% del Pil, vale a dire circa 20 miliardi di euro”.
“Un costo sociale molto elevato -ricorda- che però non sempre coincide con un servizio ottimale. Infatti, se per l’80% degli italiani gli assistenti familiari hanno salvato una generazione di anziani, percentuali addirittura superiori indicano che il modello di welfare del ‘badandato’ è tuttavia imperfetto: per l’81,6% sono molti i casi di assistenti familiari che non sono all’altezza del loro compito, perché poco professionali e non adeguatamente preparati”.
“La nostra è una società fondata sull’egoismo -afferma don Antonio Mazzi- ed è da questa considerazione e da questa consapevolezza che dovremmo partire per ragionare sul fatto che la solidarietà, il sentirsi vicini a una problematica sociale, è un qualcosa che dovrebbe avere inizio nella propria casa, nella propria quotidianità”.
“Se ci fosse una differente concezione -avverte- degli anziani, e della ricchezza che essi rappresentano, non ci sarebbe necessità di azioni spot destinate a lasciare il tempo che trovano, ma vivremmo in un mondo caratterizzato da un’altra cultura di fondo. Invece, gli anziani muoiono negli appartamenti posti sul nostro stesso pianerottolo e non sempre ce ne si accorge subito”.
“Viviamo in un mondo -continua don Mazzi- che diventa sempre più vecchio e solo, ma se la relazione fosse più relazione, se ponessimo più attenzione alla necessità di attribuire importanza, profondità, valore allo scambio che avviene tra gli anziani e le persone chiamate a prendersene cura, le cose andrebbero molto meglio. Anche per i giovani che nei nonni potrebbero trovare quel porto sicuro, quella dolcezza e quella disponibilità all’ascolto che troppo spesso manca e che è una delle prime cause di disagio sociale”.
“Gli anziani sono il legame -precisa Paolo Crepet- con la nostra storia, sono la nostra memoria, sono la testimonianza dell’amore che ci ha generato e, nel contempo, sono la proiezione del nostro futuro di esseri umani. Invecchiare è complicato. Lo è per chi, giorno dopo giorno, porta il peso crescente degli anni. Allo stesso modo questo peso, questo mutamento di condizioni e di rapporti, viene vissuto con difficoltà dalle famiglie. Una madre e un padre che non sono più autosufficienti giustificano l’ansia di un figlio che avverte la sua fragilità di fronte a una situazione irreversibile, che si complica con il passare dei giorni. E’ una situazione che si deve e si può gestire, garantendo alle persone l’assistenza e la protezione che meritano e, soprattutto, salvaguardando la loro dignità”.