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Pil: Credit Suisse, da sharing economy impatto limitato

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Milano, 18 nov. (AdnKronos) – La sharing economy ha (per ora) un impatto limitato sul pil, sia a livello nazionale che globale, perché comporta dei pagamenti modesti e le aziende in cui la ‘condivisione’ è già parte integrante sono ancora molto piccole. Non è escluso, però, che se questa nuova forma di economia penetrerà con più decisione nei mercati emergenti e incoraggerà le persone a viaggiare di più, spendendo i soldi risparmiati per altri scopi, l’effetto sul pil possa crescere. E’ questo, in sintesi, il risultato di un lungo report di Credit Suisse dedicato al valore aggiunto della sharing economy, che da AirBnb a Uber, passando da Spotify e Car2Go, sta riplasmando l’approccio globale ad alcuni beni di consumo.
Nel dettaglio, “per ora non è possibile trovare un metodo sistematico di misurazione del suo effetto sul pil”, precisa la banca d’affari svizzera, ma assumendo vari fattori, tra cui la percentuale di persone che usa servizi in modalità sharing e la quantità di denaro speso per questi, l’impatto totale sul pil, per ora, è pari allo 0,25%. Questo nel caso in cui sia circa il 30% della popolazione di un Paese – nel caso del report si fa l’esempio della Svizzera – a utilizzare la sharing economy. Stimando che l’80% degli individui usi le sue entrate per servizi sharing si arriva a una percentuale di effetto sul Pil pari all’1%.
I segmenti maggiormente interessati da questo fenomeno sono finanza, servizi, beni di consumo, alloggi e trasporti. Secondo il report, “la sharing economy pone una serie di interrogativi. Mentre i benefici per gli utenti sono enormi, si sa ancora poco sull’impatto che avrà sulla crescita e le implicazioni di lungo termine sul mercato del lavoro. Ciò che rende la sharing economy così attraente sono i costi bassi, l’efficienza, la comodità, la mancanza di intermediari e la maggiore flessibilità. Ma tutto questo – spiega Credi Suisse – può anche significare salari più bassi e minori protezioni”.